Lega e Cinquestelle litigano ma non si separano. Il paese cambia e l'Europa ci vede non come un passacarte e servo ma con attenzione e rispetto

Dopo un anno dalla vittoria del governo gialloblu, ovverosia dell’alleanza Movimento a 5 Stelle e Lega, a voler vedere le cose in senso ottimistico non pare che la relazione sia amorosa come si pensava fosse all’inizio, molte sono le questioni che separano in casa Luigi Di Maio e Matteo Salvini, dalla TAV alle politiche familiari, ma nessuno può affermare che questo matrimonio finisca a breve termine. I giornali di sinistra e la stampa di sinistra quale Repubblica, la Stampa, il Messaggero e altri, da tempo hanno incominciato un’azione di plagio mediatico e di dissuasione nei confronti della massa adducendo spesso motivazioni senza senso, si devono arrendere almeno alla forza di persuasione che in primis Matteo Salvini ha nei confronti dell’opinione pubblica. Da quando è salito al Viminale, ha suggellato un grande successo nel contrasto e lotta all’immigrazione irregolare, riuscendo a fermare gli sbarchi che ai tempi del morente PD erano quasi giornalieri, e questo ne ha fatto ad avviso di chi scrive il miglior Ministro degli Interno degli ultimi trent’anni almeno. Luigi Di Maio pecca di inesperienza e dilettantismo come gran parte dei pentastellati, che non avendo una storia alle spalle e una conoscenza della macchina amministrativa, hanno difficoltà evidenti nel concretizzare il programma elettorale. Ma di certo, nessuno ha governato peggio del PD negli ultimi sette anni e non c’è nessun opinionista di diversa appartenenza ideologica che può affermare il contrario. Ora nessuno può sapere se veramente il governo durerà 5 anni, ma una cosa è certa e ineluttabile, il paese ha cambiato direzione e il vento non è più quello ostile di prima, Bruxelles ha cambiato atteggiamento, non più signorotto e oppressore, ma cauto e arcigno spettatore. Ora sta a noi far capire ai signori dell’Europa che nessuno può trattarci come scendiletto, cosa molto evidente ai tempi di Renzi e Paolo Gentiloni. La musica sta cambiando, ora cambi il paese

Roberto Romano

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