Armi Nato all’Ucraina: critiche per le dichiarazioni di Stoltenberg
Critiche per le dichiarazioni di Jens Stoltenberg sull’invito ai paesi occidentali, Italia inclusa, a togliere il divieto di usare le armi occidentali fornite all’Ucraina per colpire obiettivi militari in Russia. Tajani: “Non manderemo un militare italiano in Ucraina”. Salvini: “Stoltenberg o ritratta, o chiede scusa o si dimette”.
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, vorrebbe il via libera all’utilizzo delle armi occidentali consegnate agli ucraini per colpire la Russia: “Negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo rende molto difficile per loro difendersi”.
Il rischio è che tali dichiarazioni siano l’anticamera di un intervento diretto di Paesi Nato, in particolare quelli che già forniscono armi a Kyiv, anche se non sotto il cappello all’Alleanza atlantica. Inghilterra, Francia, Germania e Finlandia stanno investendo centinaia di milioni di euro per produrre armi da destinare all’Ucraina, rendendo anche pubblici gli elenchi.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è stato il primo a sottolineare che le decisioni dell’Alleanza atlantica devono essere collegiali, me è intervenuta anche la Giorgia Meloni: “Credo che bisogna essere prudenti, ma credo pure che sia giusto che la Nato mantenga la sua fermezza. Fermo restando che ci sono incognite, ritengo controproducente il racconto allarmante di una Europa sull’orlo di un conflitto ampio, irresponsabile chi alimenta questo racconto. La deterrenza è l’unico rimedio, se si parla di via diplomatica è perché finora si è mantenuto equilibrio tra le forze“.
Per Tajani: “Noi siamo parte integrante della Nato ma ogni decisione deve essere presa in maniera collegiale” e sottolinea che “non manderemo un militare italiano in Ucraina e gli strumenti militari mandati dall’Italia vengono usati all’interno dell’Ucraina”. Ribadendo poi che l’Italia lavora “per la pace” e che senza dubbio “i messaggi che arrivano dalla Russia provocano anche una guerra ibrida”. Ma, conferma, “dobbiamo sempre lavorare per la pace e abbassare i toni”.
Più drastico il vicepremier Matteo Salvini, che dichiara: “Stoltenberg o ritratta, o chiede scusa o si dimette” sottolineando che “per parlare di guerra, per parlare di usare le bombe o i missili o le armi italiane che abbiamo mandato all’Ucraina”, precisando che lo si è fatto “per difendersi sul suo territorio invece di combattere, colpire e uccidere fuori dal suo territorio. Può farlo, il segretario generale della Nato, non in nome mio, non in nome della Lega, non in nome del popolo italiano”.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti continua precisando che “noi dobbiamo difendere l’Ucraina aggredita”, ma che “non siamo in guerra contro nessuno. La Nato non può imporci di uccidere in Russia, né nessuno può imporci di mandare dei soldati italiani a combattere o a morire in Ucraina”.
Sulla stessa linea il ministro della Difesa, Guido Crosetto: “Non esiste un segretario Nato o una nazione che decide la linea per tutte le altre”, per il governo italiano è fondamentale “aiutare l’Ucraina a difendersi, perché se non la aiuti scoppia davvero la Terza Guerra Mondiale” e che “sia sbagliato aumentare una tensione già drammatica”. L’aiuto a Kyiv, inoltre, “deve essere fatto in modo da lasciare aperta la possibilità della costruzione di una tregua immediata e la partenza di un tavolo di pace”.
Giovanni Donzelli, deputato alla Camera per Fratelli d’Italia: “Il governo lavora sempre nello scacchiere internazionale alla ricerca della pace e delle mediazioni che non possono voler dire dare la vittoria sul campo all’arroganza, a chi invade, a chi non rispetta le leggi internazionali. Il sostegno all’Ucraina da parte del governo Meloni è stato incondizionato. La ricerca della pace, sia in Medioriente che in futuro anche in Ucraina, quando la Russia capirà che non può con l’arroganza prendersi i territori, è un obiettivo del governo a cui Giorgia Meloni sta lavorando”.