
Caso Anas: Verdini e Pileri non rispondono alle domande del Gip
Scena muta di Fabio Pileri e Tommaso Verdini davanti alle domande del Gip sul caso delle commesse milionarie all’Anas. Indagato Vito Bonsignore.
Si sono infine avvalsi della facoltà di non rispondere, con una strategia condivisa con i rispettivi avvocati, le persone coinvolte nell’indagine sulle commesse all’Anas, tra cui Tommaso Verdini, figlio dell’ex senatore di Forza Italia Denis Verdini, e il suo socio Fabio Pileri.
Dagli atti dell’impianto di accusa emerge un “Sistema illecito, fatto di favori anche alla politica, messo su da Verdini jr e dal padre Denis, anch’egli indagato, attraverso la società di Lobbying Inver che veniva utilizzata dagli imprenditori coinvolti come mezzo per arrivare a mettere le mani su una serie di appalti”.
Facciamo un passo indietro: in questi giorni si parla molto di un caso giudiziario dai contorni ancora poco chiari, sui quali si sta indagando, che riguarda un’inchiesta della Procura di Roma nei confronti di Denis Verdini, il figlio Tommaso e altri, su alcune gare d’appalto da decine di milioni di euro della società statale che gestisce le strade in Italia, l’Anas.

In verità già a luglio dello scorso anno erano partiti controlli e perquisizioni per ricostruire il sistema di appalti e consulenze della società, ipotizzando un giro di influenze illecite e turbativa d’asta. Allora la Guardia di finanza parlò di “Una triangolazione con reciproci scambi e vantaggi intendendo che sia Tommaso Verdini che il papà Denis avrebbero promesso vantaggi sul fronte degli appalti istituzionali alle imprese che si rivolgevano a loro” con gli inquirenti che aggiunsero “Sono altresì emersi rapporti preferenziali e privilegiati con Massimo Bruno, Chief Corporate Affair Officer di Ferrovie dello Stato”. Saltò fuori anche un ruolo di Federico Freni, sottosegretario al ministero dell’economia e finanze dei governi Draghi e Meloni, “Il quale in più occasioni si è reso disponibile a incontrare i dirigenti Anas su richiesta di Tommaso e Denis Verdini”.
Tra l’altro uno degli indagati, Fabio Pileri, nel 2022 era stato anche intercettato mentre parlava con Denis di alcuni appalti: “È arrivata tanta roba che… sessanta milioni in tre anni so’ tanti lavori e te li fai tutti te”. Da parte sua il figlio dell’ex senatore di FI, Tommaso, sembrava aver capito subito i rischi di tale operazione, al punto da riferire il parere di un legale: “Questa roba qua è un po’ borderline”.

A fine novembre dello scorso anno Denis Verdini venne poi condannato in via definitiva a 5 anni e 6 mesi per bancarotta fraudolenta per il fallimento della società editoriale Società Toscana di Edizioni, con l’accusa di aver distratto 2,6 milioni di euro insieme ad altre quattro persone, anch’esse condannate. Mentre a fine dicembre 2023 il figlio Tommaso è stato messo ai domiciliari insieme ad altre quattro persone coinvolte nell’inchiesta.
Nel frattempo spunta un altro nome nella lista degli indagati, quello di dell’ex parlamentare Vito Bonsignore, già influente parlamentare ai tempi della Dc sotto Andreotti. Secondo gli inquirenti, Verdini si sarebbe rivolto alla società Verdini per promuovere dei progetti su alcune opere infrastrutturali, tra cui la Ragusa-Catania e la Orte-Mestre.
Ora gli avvocati degli indagati hanno annunciato ricorso al Riesame, mentre altri legali altri lo stanno valutando. Per quanto riguarda la scena muta davanti al Gip, l’avvocato Alessandro De Federicis, legale di Pileri, ha dichiarato: “Questa indagine è durata due anni. Il giudice ha impiegato 5 mesi per scrivere l’ordinanza: la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere era obbligata. Abbiamo visto molte cose sulle quali avremmo da dire, ma in questa fase dobbiamo prima verificare l’entità dell’accusa“.
