La metafisica psicologica di Herbart

La metafisica psicologica di Herbart

Il pensiero di Herbart si colloca a metà fra Idealismo e Illuminismo, una concenzione di una metafisica che non è lontana da quella hegeliana che da quella della fase storica del XVIII secolo, una riflessione in chiave morale che permette di accedere in chiave gnoseologica anche agli oggetti di studio dell'Ontologia

Herbart appartiene a quella categoria di pensatori vissuti nel periodo del post-Illuminismo, storicamente momento nel quale la filosofia e la speculazione metafisica era collegata agli influssi del neo-razionalismo definito da Kant attraverso l’intelletto. Il pensatore di Konisberg riteneva fondamentale comprendere ciò che non poteva essere conosciuto sul piano fenomenico accedendo a una realtà metafisica, una dimensione extra-fenomenica in chiave morale, dove era racchiuso ciò che era insito nell’aspetto interiore e “nascosto” ai sensi umani.

Kant poneva il problema della conoscenza all’interno di categorie a priori insite non nella ragione (come venne definito successivamente nel XIX secolo dagli idealisti, in particolare da Hegel), ma nell’intelletto, la chiave della conoscenza e della logica secondo Kant. Herbart può essere così individuato come colui che delineò una filosofia a metà fra Illuminismo e Idealismo (Post-Illuminismo o Pre-Idealismo).La visione di Herbart è differente anche rispetto a quella di Hegel. Herbart infatti sosteneva che fosse necessario eliminare il rapporto fra gli opposti, principi fondanti della dialettica hegeliana nella quale lo stesso Hegel vedeva la necessità di un superamento per raggiungere l’Assoluto e comprendere la totalità della realtà, non solo sul piano fenomenico-fattuale ma anche metafisico ed extrafenomenico.

Non esiste un’ontologia differente da un sistema gnoseologico, secondo Herbart: ecco perché il suo pensiero si delinea come “Realismo Metafisico”. La Gnoseologia è considerata la branca della filosofia funzionale per la conoscenza del reale, mentre l’Ontologia è il campo o sistema dell’essere, dell’essenza o meglio della “sostanza”. Se non esistono tali contraddizioni, o meglio vengono eliminate, vi sarà il criterio dell’esistenza della realtà abbinata ad una sua conoscenza costante di sé stessa. L’interpretazione del pensiero di Herbart è quella di una realtà pensante distaccata dall’individuo, il quale è solo un elemento presente nella metafisica “pensante” del Sistema Realtà. Oltre a delineare un principio di costante identità fra Ontologia e Gnoseologia, Herbart può essere considerato anche come il precursore della Psicologia e della Pedagogia moderne. La sua visione filosofica di tali discipline scientifiche è totalmente differente rispetto al pensiero hegeliano, che vedeva la psicologia come una “sottobranca” della Filosofia o del suo Sistema di approccio al reale per poter comprendere la totalità dell’essere e dell’Assoluto.

Il concetto di anima non appartiene alla psicologia di Herbart, perché ritiene al contrario fondamentale il concetto di “rappresentazione” funzionale per esplorare i valori interiori dell’uomo senza “dilagare” nel trascendentalismo inteso come “prosecutio” del pensiero kantiano, sfociato nel neokantismo di stampo assiologico.

La Pedagogia secondo Herbart è profondamente collegata alla morale, colui che deve essere educato deve rispondere ai comandi impartiti dall’educatore e alla sua volontà, eliminando gli istinti e facendo in modo che gli stessi educandi possano conformarsi ad un modello di personalità conforme ai criteri stabiliti dalla società.

 

 

 

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