M5S cambia idea e diventa un partito politico, ma piacerà ancora agli Italiani?

M5S cambia idea e diventa un partito politico, ma piacerà ancora agli Italiani?

Il Movimento perde consensi tra Abruzzo e Sardegna e Di Maio corre subito ai ripari

A pochi giorni di distanza dai risultati amministrativi di Abruzzo e poi in Sardegna, è da interpretare ora come un vero mayday quello lanciato da Di Maio decidendo di aprire immediatamente un dibattito postelettorale all’interno del Movimento 5 Stelle? Qualcosa sembrerebbe infatti scricchiolare nello scenario politico italiano, analizzando il voto espresso dai cittadini e che troverebbe conferma nelle decisioni repentine prese dai pentastellati per porvi rimedio: veloce trasformazione del M5S da semplice movimento rinnovativo a vero partito politico. Vi è di più che emerge dal dibattito aperto che suona come campanella d’allarme. I 5 Stelle aprono le alleanze con le liste civiche e aboliscono infatti la regola del limite del doppio mandato ai loro candidati, rinunciando purtroppo ad un dogma che li contraddistingueva dagli altri politici o politicanti nostrani. Che sia un fatto episodico o un vero trend che si stia consolidando nell’elettorato quello che emerge dai dati riscontrati in Sardegna e in Abruzzo? Non è dato sapere ancora con esattezza, si aspettano le elezioni in Basilicata e poi le europee, ma c’è aria di malcontento che lascia intravedere comunque perplesso l’elettorato per il modus operandi sino adesso messo in atto dal M5S. Perché la Lega trionfa di nuovo confermando anzi aumentando i suoi consensi, Fratelli d’Italia vince in Abruzzo eleggendo Presidente di Regione, il senatore Marco Marsilio. E perfino il Pd, da fonti interne al partito, si vocifera stia riprendendo quota! Ma è invece certo l’enorme calo di consensi che ha riportato il Movimento 5 Stelle in queste elezioni amministrative. A distanza di pochi mesi in Sardegna di fatto, il movimento perde più di 300.000 sostenitori, in quanto alle passate elezioni politiche 370.000 sono stati i consensi ottenuti dai pentastellati nell’isola, a fronte degli attuali 70.000 (Fonti YouTrend). Un vero dramma per autodefinirsi forse ancora una vera forza di Governo. Parlano i numeri in politica e sono le scelte compiute in questi mesi a fare le proporzioni. Se da una lato il cielo stellato sembra non voler brillare proprio sulla Tav, è tuttora inamovibile la posizione assunta da Di Maio e dal M5S sulla questione, dall’altro prendersela con la Francia per distogliere l’attenzione da quello che non si riesce a risolvere in casa propria, e ricevere poi addirittura i famosi gilè gialli, tanto da scatenare una crisi internazionale per fortuna subito rientrata, pare proprio non essere piaciuto all’elettorato e non solo a quello sardo. E se ancora non bastasse adesso c’è il caso di Giulia Sarti, presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio, espulsa dal Movimento 5 Stelle, costretta dagli eventi anche a dimettersi dalla sua carica per lo scandalo sui mancati rimborsi dello stipendio per finanziare il microcredito. A questo punto ci si interroga, servirà cambiare il look al M5S, basterà lanciare una fase di riorganizzazione interna per infondere nuova fiducia al proprio elettorato? L’impatto con la realtà adesso colpisce in pieno il Movimento con cui dovrà ora fare per forza i conti. Intanto molti voti di protesta che hanno permesso sino a qui ai pentastellati di contare sulla scena politica, in questi mesi il M5S gli ha perduti. Voti di protesta che sono consapevolmente cambiati in voti più coscienti e che segnano l’avanzata della Lega e del centrodestra. Peccato che altri ancora siano finiti purtroppo a ingrandire un’altra grande forza: il partito dell’astensionismo.

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