
Referendum, l’italia al voto nel 2026: gli elettori dovranno esprimersi sulla riforma della giustizia
Nel referendum del 2026, gli elettori italiani saranno chiamati a esprimersi sulla riforma della giustizia, in particolare sulla separazione delle carriere in magistratura
Referendum confermativo tra marzo e aprile: gli italiani al voto. Dopo il via libera del Senato alla riforma che introduce la separazione delle carriere in magistratura, i capigruppo del centrodestra (FdI, Lega, FI e Noi Moderati) hanno depositato a Palazzo Madama la raccolta firme necessaria per richiedere un referendum confermativo, che potrebbe tenersi tra la metà di marzo e aprile 2026. Nelle prossime ore, anche le opposizioni seguiranno lo stesso percorso.
Una volta ricevuta la richiesta, i giudici della Corte Costituzionale avranno un mese di tempo per verificarne la legittimità, dopodichè la palla passerà al Presidente della Repubblica, su proposta del Consiglio dei ministri, che stabilirà la data della consultazione. Se la procedura dovesse essere particolarmente celere, le urne potrebbero aprirsi già a fine gennaio, ma l’obiettivo rimane quello indicato dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di tenere il referendum tra marzo e aprile 2026.
Un nodo cruciale da risolvere riguarda la formulazione del testo referendario: la legge attuale risulta infatti poco chiara rispetto al contenuto della riforma su cui gli elettori saranno chiamati a esprimersi. La maggioranza auspica, quindi, a una modifica del testo per renderlo più esplicito. Questo, anche perché la consultazione referendaria segnerà l’inizio ufficiale della campagna elettorale per le future elezioni politiche. Per il governo, una vittoria al referendum sarebbe un’importante “investitura popolare” per una delle riforme simbolo della sua legislatura. Al contrario, una bocciatura potrebbe essere utilizzata dalle opposizioni per indebolire l’esecutivo e minare la sua credibilità politica.
Le raccolte firme per la richiesta di referendum sono quattro: due della maggioranza e due delle opposizioni (Pd, M5s e Avs), in entrambi i rami del Parlamento. I parlamentari del centrodestra hanno già superato le soglie delle 80 firme alla Camera e delle 41 al Senato.
Con l’introduzione di questa riforma, l’Italia si prepara ad affrontare uno dei cambiamenti più radicali nel sistema giudiziario degli ultimi decenni. Un cambiamento che potrebbe influenzare profondamente il funzionamento della giustizia per gli anni a venire. Tuttavia, la proposta ha sollevato preoccupazioni, in particolare da parte delle opposizioni, tra cui il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, che temono che possa minare l’indipendenza della magistratura.
L’importanza di questo referendum, quindi, va oltre la semplice riforma della giustizia: rappresenta anche un momento cruciale per le dinamiche politiche italiane. La consultazione potrebbe consolidare il mandato del governo, conferendo una legittimazione popolare alle sue riforme. Una bocciatura, invece, potrebbe essere utilizzata dalle forze di opposizione per mettere in difficoltà l’esecutivo, minando la sua capacità di portare avanti il programma politico.
