Roma: la Capitale viene esclusa dall’Eurovision e diventa un caso politico

L’Italia, come da regolamento, grazie alla vittoria dei Maneskin all’ultimo Eurovision è destinata a ospitare la prossima edizione dell’evento, ma nella lista delle città candidate Roma è stata esclusa per mancanza di mezzi logistici, strutture e impianti adatti.

L’Eurovision, in confronto alle pur ingenti spese di organizzazione (nelle ultime edizioni sono state tra i 20 e i 30 milioni di euro) ha sempre portato in cambio un grosso riscontro economico tra turismo, sponsor, eventi correlati e pubblicità. Da lì è iniziata la candidatura delle varie città italiane, inclusa Roma. La Capitale è stata però esclusa a causa della mancanza di strutture adatte e per la difficoltà intrinseca di gestirne la logistica. Il Comune all’inizio ha provato a proporre il padiglione della Fiera di Roma, idea subito respinta dai tecnici dell’European Broadcasting Union con la motivazione che “Non rispetta i criteri necessari”.

Vediamoli più in dettaglio, questi criteri, stabiliti proprio dall’EBU: nei pressi della sede candidata per l’evento devono esserci almeno 2000 stanze d’albergo, attrezzate per ospitare una trasmissione in diretta su larga scala. Deve avere un aeroporto a non più di 90 minuti dalla città (e qui ci siamo, vista la relativa vicinanza dell’aeroporto di Fiumicino). La struttura ospitante deve essere “Al coperto, dotata di aria condizionata secondo gli standard vigenti e ben perimetrabile, avere una capienza di 8.000-10.000 spettatori nella sala principale durante l’evento ESC (il 70% della capienza massima prevista in genere per i concerti, ndr), essere dotata di un’area principale che possa ospitare un allestimento e tutti gli altri requisiti necessari a realizzare una produzione di alto livello con altezze disponibili di circa 18 metri, in particolare, con buone capacità di carico sul tetto, e facile accesso al carico“.

A dire il vero ci sarebbe anche il Palalottomatica, che però nei giorni previsti per il prossimo Eurovision è già prenotata per il Notre Dame de Paris, uno spettacolo di rilevanza tale da rendere molto difficile rimandarlo o spostarlo in un’altra sede. Quindi non se ne fa nulla: Roma è fuori candidatura, insieme ad altre città italiane.
L’entusiasmo c’era tutto: “Roma è la città perfetta per rilanciare la sfida” aveva dichiarato la sindaca di Roma già il giorno dopo la vittoria dei Maneskin a Rotterdam.

Più realistica Veronica Tasciotti, assessora allo Sport e ai Grandi Eventi di Roma Capitale, che in un suo post su Facebook ha commentato “Gli organizzatori ci hanno scritto, complimentandosi per la bontà della nostra proposta e per l’impegno profuso nel cercare una soluzione alternativa, che purtroppo, in termini di impianti, non c’era. Ciò detto, era nostro dovere proporre la Capitale per l’edizione 2022 dello show, e abbiamo fatto tutto quanto in nostro potere per concretizzare quest’omaggio ai Maneskin e alla nostra città. Li ospiteremo al Circo Massimo il prossimo luglio 2022, per far sentire loro il calore e l’abbraccio di Roma”.

Da quel che si legge sui vari forum e social network la decisione dell’EBU non ha stupido più di tanto i cittadini romani, ormai ben consapevoli dei limiti della capitale. La reazione è arrivata principalmente dalla politica, soprattutto alla luce di un’altra grande bocciatura, quella per ospitare a Roma le olimpiadi del 2024.

Uno dei primi è stato Roberto Gualtieri, ora candidato sindaco per il centrosinistra: “Un’altra prova di superficialità e inefficienza dell’amministrazione Raggi. Nonostante i Maneskin, esponenti della scuola musicale romana, con la loro vittoria dell’edizione 2021 abbiano conquistato per l’Italia il diritto di ospitare l’edizione 2022. Ma Raggi e i suoi tecnici hanno presentato un solo sito agli organizzatori dell’Ebu, un padiglione della Nuova Fiera di Roma che non risponde ai requisiti richiesti, fra cui l’altezza minima. Un sito quindi bocciato già in partenza. (…) Roma è stata scartata come Sanremo, Acireale, Alessandria, Genova, Palazzolo Acreide. Con la sindaca Raggi nessuno spazio né agevolazioni per i giovani artisti e talenti romani, nessuna possibilità per i romani di ospitare e vivere un grande evento internazionale. Questa città e i suoi talenti meritano di più!“.

Secondo il Comune di Roma, quindi, si tratta di semplice sfortuna emersa dopo settimane di lavoro. Secondo l’opposizione, invece, è una grave perdita di occasione, e a certi partiti la cosa non è andata giù. “Abbiamo presentato con Forza Italia Roma Capitale una interrogazione urgente, affinché la sindaca riferisca subito per iscritto” dice infatti Marcello de Vito, esponente di Forza Italia e presidente dell’Assemblea Capitolina, che tra l’altro sottolinea anche i danni per il turismo “È assurdo e inaccettabile che la sindaca Raggi e la Giunta abbiano perso l’Eurovision Song Contest perché non sono riusciti a trovare una location adatta a Roma. Non è neppure pensabile che ora l’evento sia ospitato da altra città italiana dopo che il nostro paese aveva conseguito il diritto ad ospitarlo proprio grazie ai Måneskin, gruppo romano! (…) Questa è mancanza di volontà, mancanza di determinazione, mancanza di impegno, altro che grandi eventi! L’ennesimo smacco provocato alla nostra città da una giunta letteralmente inadeguata. Albergatori ed operatori economici ringraziano. Speriamo che questo 3 ottobre giunga presto, prima che facciano altri danni”.

Ora rimangono in lista Milano, Pesaro, Torino, Bologna e Rimini, e tra la fine di agosto e i primi di settembre si saprà quale è stata infine scelta dall’EBU come scenario per il prossimo Eurovision.

 

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