Russia: Putin nazionalizza Bosch e Ariston

Russia: Putin nazionalizza Bosch e Ariston

Con un decreto, Putin ha nazionalizzato l’Ariston Thermo Rus e la sussidiaria russa di Bosch, passandole sotto il controllo di Gazprom. Tajani: “Convocato l’ambasciatore russo in Italia”. L’Unione europea: “Revocare la decisione”.

Venerdì scorso, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per il “trasferimento temporaneo” di Ariston e Bosch alla Gazprom Domestic Systems, l’azienda statale di elettrodomestici.

Così lo stabilimento Ariston di Vsevolozhsk, (nell’oblast di Leningrado, 20 chilometri a est di San Pietroburgo, è passato sotto il controllo statale russo.

Antonio Tajani

Il ministro italiano degli Esteri, Antonio Tajani, ha subito sollecitato l’intervento di Riccardo Guariglia, Segretario generale della Farnesina, che ha poi convocato l’ambasciatore russo in Italia.

Il governo chiede chiarimenti sulla vicenda della nazionalizzazione dell’Ariston Thermo Group” dichiara Tajani “al lavoro anche con Bruxelles, in raccordo con la Germania”. Il riferimento a Berlino non è casuale, dal momento che la Bosch è un’azienda tedesca.

Per molti si tratta di una nazionalizzazione forzata che farebbe parte della strategia di Putin per contrastare le sanzioni internazionali, causate dalla guerra in Ucraina: negli ultimi due anni sono più di 180 le aziende passate sotto il controllo diretto del Cremlino.

Già lo scorso anno Putin aveva trasferito, sempre “temporaneamente”, la gestione delle filiali russe di Carlsberg e Danone attraverso il controllo delle azioni alla Rosimushchestvo, l’Agenzia federale per la gestione delle proprietà.

Vladimir Putin

Tra l’altro quest’ultimo decreto è giunto talmente improvviso che non era stata nemmeno avvisata la stessa Ariston: “In attesa di spiegazioni sull’inatteso provvedimento, ne stiamo valutando le implicazioni, anche dal punto di vista della governance e della gestione. Il Gruppo Ariston, attivo industrialmente nella Federazione Russa da quasi 20 anni con rapporti molto corretti con le istituzioni locali, non è stato informato preventivamente del Decreto ed è estremamente sorpreso da questa iniziativa” ha infatti dichiarato l’azienda.

Anche il Servizio di Azione Esterna Ue (Il servizio diplomatico europeo) ha definito il decreto “L’ennesima prova del disprezzo della Russia per il diritto e le regole internazionali” e ha chiesto al Cremlino di “revocare queste misure e a cercare soluzioni accettabili con le aziende europee”.

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