
Chiara Giannini contro la censura al libro su Salvini: “Difendo la mia libertà di espressione”
Abbiamo intervistato l'autrice del libro “Io sono Matteo Salvini – Intervista allo specchio”, censurato al Salone del Libro di Torino perché presentato con la casa editrice Altaforte, bollata come fascista. "Nessuno mi mette il bavaglio. Io scrivo quello che voglio e pubblico con chi voglio".
Si è conclusa ieri nel segno della polemica la 32esima edizione del Salone del Libro di Torino. Al centro del polverone mediatico è finita la casa editrice Altaforte, esclusa dalla manifestazione perché bollata come fascista. Ma il fondatore Francesco Polacchi non ha accettato questa estromissione ed ha parlato di una vera e propria censura. Secondo il coordinatore di Casapound in Lombardia la pietra dello scandalo non sono state le sue parole sul fascismo, pronunciate in radio poco prima dell’inizio del Salone, quanto piuttosto il libro Io sono Matteo Salvini – Intervista allo specchio che la sua casa editrice ha pubblicato e che doveva essere presentato durante la manifestazione. Per onore della verità, abbiamo interpellato l’autrice del libro, la giornalista Chiara Giannini che più di una volta ha ribadito la necessità di lottare contro ogni forma di bavaglio…
Chiara, iniziamo dal principio. Mi spiega bene come sono andate le cose e qual è il vostro umore attuale?
«Il libro è uscito il 9 maggio ma ben prima abbiamo ricevuto molti attacchi. Quando l’editore di Altaforte ha caricato la scheda di Io sono Matteo Salvini sul portale dedicato alle nuove uscite si sono scatenate le polemiche, non sul contenuto dell’opera, che ovviamente nessuno conosceva, ma sul fatto che secondo i democratici, come li chiamo io, il vice premier avrebbe pubblicato un libro con una casa editrice fascista, legata a Casapound. Le cose non stanno affatto così. Il vice premier intanto non ha pubblicato proprio nulla, ha semplicemente rilasciato una intervista a me che ero assolutamente libera di far uscire il mio lavoro con chi volevo. Il mio sentimento? Di grande delusione. Non mi aspettavo che si arrivasse alla censura».
Polacchi ha dichiarato esplicitamente che l’esclusione dal Salone del Libro non è dovuta alle sue frasi fasciste ma è un attacco a Salvini…
«Io ho parlato con Polacchi nei giorni scorsi e lui mi ha confidato di non aver mai detto durante la trasmissione radiofonica di essere fascista e che le sue parole sono state strumentalizzate. Non so se lui è fascista o no, riporto solo quello che mi ha detto. Sono sicura però del fatto che io non sono e non sarò mai fascista. Sono una persona normale, faccio la giornalista, non sono legata a nessun partito, non sono schierata politicamente ed ho massimo rispetto della deontologia professionale legata al mio ordine. Da giornalista ho semplicemente deciso di intervistare il ministro dell’Interno e trovo vergognoso che in Italia sia stato consentito ad autori terroristi come Cesare Battisti o a case editrici nate dalle menti di terroristi di partecipare Salone del Libro. Erano presenti con un loro stand perfino gli Emirati Arabi dove vige ancora la pena di morte e in cui avvengono gravi violazioni dei diritti umani. Il mio libro invece è stato tagliato fuori ma il bello è che nessuno ne conosce il contenuto. Questo mi meraviglia molto perché è bellissimo ed estremamente normale».
Mi racconti allora un po’ di questo libro…
«Io avevo già pubblicato con Altaforte un altro lavoro, Come la sabbia di Herat, la mia storia da inviata di guerra che racconta dei 54 militari italiani caduti in Afghanistan. Mi ero trovata molto bene, per cui ho deciso di continuare la collaborazione. È stata la casa editrice stessa a propormi una intervista a Salvini. Ho accettato ed ho fatto il mio lavoro. Non era la prima volta che lo intervistavo e dico la verità, mi sono sempre chiesta perché abbia detto di sì a me e di no ad altri giornalisti ben più blasonati. Poi l’ho capito. Salvini è una persona estremamente corretta e probabilmente ha visto in me la stessa cosa. Nessuno lo dice mai, ma ci tengo a sottolineare che ho deciso di pubblicare con Altaforte perché è una casa editrice sovranista e a me piace il sovranismo».
Che vice premier emerge da questo libro?
«Emerge una persona leale, un buon padre di famiglia che ha molto a cuore il futuro dei suoi figli. Lui vuole cambiare l’Italia proprio per restituire un Paese migliore ai suoi figli e alle nuove generazioni. È un uomo buono, dal forte carisma, che ama l’Italia e gli italiani. Secondo me, e questo lo dico da giornalista, è l’unico vero leader alla guida del Paese».
Come agirà adesso?
«Ho intrapreso un’azione legale nei confronti del Salone del Libro e chiederò il risarcimento danni. Non credo che lo farò solo io ma anche gli altri autori che hanno pubblicato con Altaforte perché tutti ci siamo sentiti danneggiati da questa censura. Come si può nel 2019 giustificare una esclusione per il fatto che una persona la pensi in un determinato modo, che sia un autore o un editore? Qui si sta facendo la guerra alle ideologie e nello specifico anche al ministro dell’Interno, perché siamo vicino alle Europee».
A proposito di questo, Polacchi ha detto che il libro su Salvini fa paura. Lei è d’accordo?
«Assolutamente sì perché è un libro libero e vero. La libertà e la verità ad alcune persone, per fortuna una minoranza, fanno paura. Pagando il biglietto e partecipando al Salone come libera cittadina, ho dimostrato che il mio libro può entrare dappertutto perché la cultura, la correttezza, la giustizia arrivano ovunque. Ad Emanuele Fiano che mi ha definito mentecatta e che ho querelato voglio dire che ha completamente travisato le mie parole. Lui mi ha attaccato dicendo che io ho accostato la mia restrizione della libertà a quella di coloro che sono stati chiusi nei campi di concentramento ad Auschwitz. Non è così, io ho fatto un discorso ben diverso. Ho detto che mi meraviglia che chi ha vissuto una tale tragedia e che ha polemizzato sulla esclusione di Altaforte non riesca a comprendere la mia restrizione della libertà che è stata minima ma che comunque è grave perché quando tappi la bocca a qualcuno si può innescare qualcosa di davvero pericoloso».
Salvini come ha reagito? C’ha parlato dopo l’esclusione?
«L’ho visto ma non abbiamo parlato della faccenda. So dai giornali che lui ha condannato il Salone del Libro bollando questa censura come vergognosa. Qualche testata ha anche detto che dichiararsi fascista è un reato. Non è così. La Corte di Cassazione ha sancito con una sentenza che non è reato dichiararsi fascista ma che è reato eventualmente dichiarare di voler ricostituire il partito fascista. Non mi sembra che Polacchi abbia mai esternato questa volontà, anzi i militanti di Casapound diverse volte si sono schierati a favore delle vittime dei campi di concentramento…»
Come sta andando il libro?
«Siamo già alla seconda ristampa. È primo in classifica su Amazon, sta vendendo benissimo nelle librerie. Non potevo chiedere di meglio».
Come è stata la presentazione del libro che avete fatto sabato scorso proprio a Torino?
«E’ stata una presentazione serena. Ero circondata da molte televisioni e testate nazionali. Tutti hanno cercato la polemica ma io non ci sono stata. Ad un certo punto ai giornalisti ho fatto presente che io ero una di loro e che, invece di attaccarmi, avrebbero dovuto difendere anche loro la libertà di espressione, di stampa, di pensiero, sancite dall’articolo 21 della Costituzione. Alcuni lo hanno recepito, altri no. A chi ha continuato a cercare la polemica io dico che non sono veri professionisti, perché chi ha dentro il fuoco sacro del giornalismo difende sempre i colleghi e si batte ad ogni costo per la libertà di espressione. Mi dispiace davvero che l’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa non si siano espressi, non tanto sulla censura al mio libro, quanto piuttosto sulle liste di proscrizione stilate da Raimo nei confronti di alcuni miei colleghi perché hanno pubblicato con Altaforte. Questa è una cosa vergognosa. Probabilmente se la stessa cosa fosse avvenuta per i giornalisti di sinistra si sarebbero alzato un polverone non da poco. C’è questa piccola parte d’Italia che crede di poter governare e manovrare la cultura, l’intelligenza. Non è così. Questi, come la libertà di espressione, sono valori di tutti gli italiani che vanno tutelati a prescindere dalle ideologie e dal credo politico».
