Immigrati che incassano la pensione sociale in Italia e la spendono nel loro Paese

Immigrati che incassano la pensione sociale in Italia e la spendono nel loro Paese

Individuati dall'Inps extracomunitari che percepiscono l'assegno sociale ma che risiedono all'estero. Almeno 500 i casi sospetti per l'ammanco di 10 milioni nelle casse dello stato italiano

Che l’Italia sia una Nazione di furbetti è un antico luogo comune, che spesso male ci identifica anche all’estero. Eppure possiamo ora sconfessare finalmente questa locuzione, a volte così tanto offensiva e generalista, perché ad essere furbetti comunque in Italia non sembrano solo gli italiani, almeno stando ai dati alla mano appare purtroppo così evidente, ma ad esserlo sono anche certi tipi di stranieri che degli italiani e delle loro leggi se ne approfittano furbescamente. 10 milioni di euro sono infatti i soldi messi in tasca dagli immigrati in barba alla legge italiana. 500 i casi di immigrati, individuati dall’Inps e che sarebbero ora al vaglio, che dopo aver maturato i requisiti e i diritti per l’assegno sociale, se ne sono tornati nei loro Paesi a spese del welfare italiano.

Un immigrato che possiede 66 anni e sette mesi di età e in possesso del permesso di soggiorno CE da 10 anni, oppure se residente in Italia, secondo la legge può accedere di fatto al beneficio della pensione sociale. E così secondo quanto dice la legge italiana (art-41 TU immigrazione; legge quadro 328/00 e nuova legge sul reddito di inclusione; REI D.LGS 2017/147) anche gli immigrati hanno diritto a questa prestazione sociale, ma a certe condizioni. Oltre ai requisiti che servono a beneficiare dell’assegno sociale legati all’età e alla mancanza di reddito o redditi inferiori ai limiti stabiliti dalla legge, il reddito da non superare per l’anno 2019 è di 5.954 euro, altro requisito fondamentale è quello che il beneficiario della prestazione non può allontanarsi dall’Italia per non oltre 30 giorni, pena la sospensione dell’assegno. L’assegno sociale non può essere trasferito all’estero ovvero il trasferimento all’estero della persona beneficiaria dell’assegno fa perdere il diritto.  Decorso un anno dalla sospensione difatti secondo la norma, questa prestazione viene revocata. La verifica della effettiva residenza viene effettuata annualmente e può essere richiesto di mostrare il proprio passaporto. Ma anche se le leggi italiane in materia sono precise, accade spesso che qualcuno faccia comunque il furbetto. Nel 2018 sarebbero stati a tornare nel loro Paese senza comunicarlo all’Inps ben 182 immigrati, ufficialmente residenti ad Ancona, continuando così per 4 anni a percepire 450 euro al mese, tredicesima inclusa. E per le casse dello Stato, questi immigrati sono costati 1 milione di euro. Casi simili si sono verificati nello stesso anno a Genova, Firenze e Pescara: 120 mila euro sono stati elargiti dall’Inps a Firenze  a questi immigrati furbetti, invece 200 mila euro l’ente li avrebbe versati a 5 stranieri a Pescara. Alcuni di questi furbetti se ne erano tornati nel loro Paese originario, altri invece avevano dichiarato lo stato di indigenza senza avere i requisiti minimi del reddito annuo pari a 5.954 euro. E’ chiaro come l’Italia stando così i fatti, venga allora ricordato nel resto del mondo con l’appellativo del Belpaese. E non è solo un luogo comune.

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