
Caso Iaria Salis: Meloni incontra Orban
Giorgia meloni incontra Viktor Orban a Bruxelles e parla anche del caso di Ilaria Salis. Il Premier ungherese: “Tutti i diritti le saranno garantiti”.
Nel corso della serata di ieri la Premier italiana ha incontrato il suo omologo ungherese per discutere di vari argomenti, tra cui la situazione in Ucraina e il caso di Ilalia Salis, la ragazza accusata (e poi assolta) per aver aggredito alcuni manifestanti a Budapest nel corso del “Giorno dell’onore”.
“Ho raccontato nei dettagli il caso Ilaria Salis al premier Giorgia Meloni. Le ho detto che la magistratura non dipende dal governo, ma dal Parlamento” così Viktor Orban ha poi commentato il suo incontro con la leader di Fratelli d’Italia “L’unica cosa di cui sono legittimato a fare è fornire i dettagli del suo trattamento” in carcere ed “esercitare un’influenza perché abbia un equo trattamento“, ha poi aggiunto: “Ilaria Salis ha potuto fare delle telefonate e non è stata isolata dal mondo. Tutti i diritti saranno garantiti“.
Ilaria Salis è stata accusata di aver preso parte a un’aggressione di gruppo nei confronti di alcuni manifestanti nel corso del “Giorno dell’onore” a Budapest l11 febbraio scorso, un evento dedicato al battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire la presa di Budapest da parte dell’Armata Rossa, al quale lei aveva partecipato come antifascista.

Giorgia Meloni
Già Zoltan Kovacs, il portavoce di Orban, dopo le immagini che mostravano la ragazza legata nel corso del processo a Budapest, aveva dichiarato che i reati contestati “sono gravi, sia in Ungheria sia a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa del reato commesso. La credibilità di Ilaria Salis è altamente discutibile, come dimostrato, tra l’altro, dalle false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione familiare e le sue relazioni personali, che si sono poi rivelate false”.
I giudici ungheresi motivano la decisione di tenere Ilaria Salis detenuta per il “pericolo di fuga” e finora hanno respinto il trasferimento ai domiciliari in Italia in tre occasioni (a giugno, settembre e novembre scorso) richiesto dagli avvocati della 39enne. E in assenza di una decisione definitiva, “nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l’esecuzione nel Paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario“, come sottolinea il sottosegretario Andrea Ostellari in commissione Giustizia.

Ilaria Salis non può quindi tornare in Italia al momento, ma un suo trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest sarebbe un primo passo affinché, grazie alle norme europee, possa lasciare l’Ungheria. La tecnica del Governo italiano si basa quindi su un insieme di diplomazia e norme internazionali, che non sarà facile.
In seguito alle polemiche per il trattamento della ragazza nei processi, il procuratore generale ungherese le ha fatto visita in carcere, per verificare di persona le sue condizioni. E lo stesso Kovacs ha poi dichiarato che nel carcere “vengono forniti tre pasti al giorno” e “vengono effettuati controlli igienici continui e i detenuti ricevono cure mediche adeguate“.
Gli stessi genitori hanno potuto incontrarla. “Si inizia a vedere un po’ di luce“, commenta il padre Roberto Salis, che parla di un “moderato ottimismo“.
Nel frattempo la stessa Salis ha inviato dal carcere una lettera di 18 pagine ai suoi avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, dove spiega di essere priva di beni di prima necessità, come carta igienica, cambi di biancheria, sapone e assorbenti, e lamenta le pessime condizioni igieniche della cella.

Viktor Orban
Va precisato che la ragazza, e gli altri tre co-imputati, sono stati assolti il 1 dicembre 2023 per non aver commesso il fatto. Secondo la sentenza, che si basa in particolare sulle immagini fotografiche e video al tempo dei fatti contestati, nessuno degli imputati avrebbe “partecipato all’azione delittuosa commessa dai compagni di corteo, né pare averli in qualche modo incoraggiati o supportati moralmente”.
Secondo la giudice Maria Letizia Borlone del Tribunale di Monza ha persino tentato di impedire che le violenze contro il banchetto della Lega proseguissero, mettendo il “braccio dietro la schiena ad un giovane che aveva appena buttato a terra la bandiera leghista, come ad invitarlo a proseguire nel corteo”.
