
Palermo: blitz antimafia. Oltre 180 arresti
Blitz antimafia a Palermo con oltre 180 arresti, tra capiclan, estorsori, “uomini d’onore”, trafficanti e affiliati vari. I boss utilizzavano telefonini criptati, grazie ai quali venivano organizzati summit in videochiamata e traffici di droga.
Maxi operazione anti mafia dei carabinieri nel capoluogo siciliano, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunta Marzia Sabella.
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di tentato omicidio, associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni varie aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio e la persona ed esercizio abusivo del gioco d’azzardo.

Allarme in particolare per i cellulari criptati trovati nelle carceri, dove i capimafia detenuti riuscivano a comunicare con l’esterno e organizzare anche dei summit in video-chiamata. Ma gli investigatori sono riusciti a inserirsi nel sistema di comunicazione, intercettando così le telefonate tra i vertici del mandamento mafioso di Porta Nuova e ricostruendo i contatti che si appoggiavano alla rete della compagnia telefonica spagnola Movistar. Tra l’altro, a insospettire gli inquirenti all’inizio era stato proprio l’alto numero di nuove schede SIM spagnole continuamente attivate, sproporzionato rispetto alle dimensioni della zona. In questo modo è stato anche scoperto il covo del boss latitante Giuseppe Auteri in via Giuseppe Recupero, nei pressi di via Oreto.
Ad aiutare le indagini anche un errore dei boss: accortisi del malfunzionamento di alcuni dispositivi criptati, hanno utilizzato un altro apparecchio cercando anche di ripristinare il sistema e memorizzare i contatti riservati, creando così una finestra nel sistema, subito sfruttata dai carabinieri.

Giuseppe Auteri
L’inchiesta ha svelato un sistema di mafia moderna, con boss che, oltre a sfruttare i classici sistemi di racket, gioco d’azzardo e narcotraffico, compravano armi sul dark web. Tra l’altro, nelle intercettazioni si è scoperto anche che il capomafia di Porta Nuova, Calogero Lo Presti, avrebbe commissionato un pestaggio attraverso il cellulare criptato assistendo poi all’agguato in video-chiamata.
In tutti i fermi e le misure cautelari sono 181, tra storici capimafia della zona, estortori, trafficanti di droga, uomini d’onore di importanti mandamenti mafiosi come Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli.
Un simile blitz non si vedeva dalla notte tra il 28 e il 29 settembre 1984 quando, dopo le rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta, vennero emessi a Palermo ben 366 mandati di cattura nei confronti di mafiosi e imprenditori collusi. Fu il blitz di San Michele, che portò poi al famoso maxiprocesso.

Tommaso Buscetta
Alcuni dei mafiosi arrestati erano anche pronti a darsi alla latitanza: il cognato del boss Nunzio Serio, dopo avere ritrovato delle microspie sulla macchina della moglie, si era allontanato da Palermo per scappare al nord. “Siamo tutti bombardati“, disse al telefono.
Anche un altro capomafia, dopo essere sfuggito all’inseguimento di una pattuglia della Finanza, aveva programmato di scappare all’estero insieme alla sua famiglia e nascondere lì il denaro accumulato con i giochi online.
Diceva infatti nelle intercettazioni: “Me ne devo andare da qua, devo cambiare la residenza, me ne vado. A me quello che mi potrebbe colpire sono la mia famiglia, ma se io ce li ho accanto posso essere sperduto in un pizzo di montagna, sono a posto. Io me ne vado! L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare perché non intendo assolutamente perdere quello che ho creato fino ad oggi. Cominciate a farvi i passaporti“.
