Delitto dei Murazzi: 30 anni di carcere per il marocchino Said Mechaquat

A distanza di quasi un anno e mezzo dall’omicidio di Stefano Leo, il ragazzo ucciso con una coltellata alla gola sul lungofiume dei Murazzi a Torino il 23 febbraio 2019, finalmente la giustizia ha fatto il suo corso. Stamattina, infatti, Said Mechaquat, il 29enne di origini marocchine processato nel capoluogo piemontese con rito abbreviato, è stato condannato a trent’anni di reclusione. Il giudice del Tribunale di Torino, Irene Gallesio, ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri Ciro Santoriello ed Enzo Bucarelli, infliggendo il massimo della pena per un imputato che ha scelto il rito abbreviato. La condanna si fonda sulla perizia eseguita dal professor Franco Freilone, stimato psichiatra forense, secondo il quale il giovane assassino era perfettamente in grado di intendere e volere. Continua a non essere dello stesso avviso la difesa, che punta alla seminfermità mentale ed ha subito annunciato l’intenzione di ricorrere in appello contro la sentenza. Mechaquat si trova in carcere sin dal momento in cui, 35 giorni dopo il delitto, si era costituito alle forze dell’ordine, spiegando di aver scelto a caso la vittima e di averla uccisa semplicemente perché l’aveva vista felice. Per questa assurda motivazione il giovane marocchino si era alzato di scatto dalla panchina, aveva raggiunto il 33enne biellese, di origini salentine, e l’aveva colpito con un solo fendente, per poi darsi alla fuga in direzione di piazza Vittorio. La vittima riuscì a trascinarsi per qualche metro, per poi accasciarsi a terra priva di vita. “Ho scelto di uccidere questo giovane perché aveva un’aria felice e non sopportavo la sua felicità. Volevo ammazzare un ragazzo come me, togliergli tutte le promesse, i figli, toglierlo ad amici e parenti”. Mechaquat, dunque, per sua stessa ammissione non conosceva Stefano Leo e ha deciso di ucciderlo soltanto per sfogare una situazione di disagio interiore. Dopo la raggelante confessione era emerso che il killer era già stato condannato a un anno e sei mesi di carcere per maltrattamenti in famiglia nei confronti della ex fidanzata ma la sentenza non era mai stata eseguita, lasciandolo così in libertà.

 

 

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