Foibe: Meloni e Mattarella nel giorno del ricordo

Foibe: Meloni e Mattarella nel giorno del ricordo

Giornata di commemorazione delle foibe a Trieste. Giorgia Meloni “Orrori disumani da non dimenticare”. Sergio Mattarella “Sulle foibe un muro di odio e imbarazzo”.

Oggi è il giorno del ricordo, in memoria dell’esodo istriano e dei massacri delle foibe negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale. Una corona d’alloro è stata deposta dalla Premier Giorgia Meloni a Bosovizza, nella grande foiba. Dopo il silenzio commemorativo e l’alzabandiera, gli omaggi di varie personalità intervenute tra cui il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, il presidente del comitato per i Martiri delle foibe e della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini, oltre a vari rappresentanti delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.

Il giorno del ricordo è una solennità nazionale italiana che ricorda i massacri delle foibe avvenuti tra il 1943 e il 1945, quando si verificarono degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, e dell’esodo giuliano/dalmata avvenuto negli stessi anni.

Recupero di salme di vittime delle foibe, foto d’archivio

L’evento è stato istituito con la legge 30 marzo 2004 n. 92, con lo scopo di “Conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale“. Cade il 10 febbraio perché, proprio in questo giorno, nel 1947 venne siglato il Trattato di pace di Parigi.

Giorgia Meloni, nel ricordare le vittime delle Foibe, ha dichiarato sui suoi canali social: “10 febbraio, nel Giorno del Ricordo il mio pensiero va ai Martiri delle Foibe e agli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia. L’Italia onora la memoria di chi fu vittima di quegli orrori disumani e non dimentica il dolore patito da chi fu costretto ad abbandonare la propria casa e la propria terra per amore dell’Italia”.

Giorgia Meloni

Anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, sottolinea: “È doveroso ricordare le circa 10.000 vittime delle Foibe e gli oltre 350.000 esuli che dovettero lasciare le loro case per la sola colpa di essere italiani. Una delle pagine strappate più dolorose della storia del XX secolo. Oggi non resta che riconsegnarle alle generazioni future. Questo è il senso del nostro ‘Ricordare’ ”.

Un muro di silenzio e di oblio, un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità, si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica” sono le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso di una celebrazione al Quirinale.

Sergio Mattarella

La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato, sappiamo, intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse“, continua Mattarella “Le sparizioni nelle foibe o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista“.

 

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