Milano: Massimo Galli indagato per i concorsi pilotati all’Università statale

Massimo Galli, primario di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, è ora indagato insieme ad altre 23 persone. Avrebbe influito nelle procedure di ammissione per favorire dei candidati e ostacolarne altri. “Sono tranquillo, in quello che mi viene contestato non vedo niente di particolare“.

Le accuse vanno dall’abuso di ufficio fino all’associazione a delinquere, passando anche per corruzione, turbata libertà degli incanti e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale.

Galli in particolare è accusato, sfruttando il suo ruolo di presidente della commissione giudicatrice della selezione bandita nel giugno 2019, di aver condizionato la procedura di ammissione di un candidato per un posto di professore di ruolo di seconda fascia all’Università Statale, penalizzandolo a favore di un’altra persona, poi effettivamente ammessa. Si tratta di turbativa d’asta e falso ideologico.

L’inchiesta di cui parliamo nasce il 26 aprile del 2018, in seguito a un esposto-querela presentato alla questura di Pavia, nel quale si parla di “Un sistema di mercanteggiamento” per essere ammessi al corso della facoltà di medicina e odontoiatria dell’Università Statale di Milano. Da lì si è risaliti a una vera e propria concorsopoli in Lombardia, che coinvolgeva decine di bandi, risultati poi truccati, per l’assegnazione di posti da ricercatore o docente nel Fatebenefratelli Sacco e nelle università Bicocca e Statale di Milano. In particolare si parlava del caso di corruzione di un dentista, che si rivolse a uno degli indagati per favorire i figli in un corso di laurea.

Sul decreto della Procura si legge che le tra le varie accuse risulta anche un episodio di corruzione a carico di Riccardo Ghidoni, professore ordinario di Medicina e chirurgia e presidente della commissione che doveva valutare i curriculum, che tra le altre cose “Riceveva nell’arco di alcuni mesi dall’odontoiatra Roberto Mannarino l’utilità rappresentata dall’esecuzione gratuita di lavori odontoiatrici per un valore di circa 10 mila euro”. Compiendo quindi “Atti contrari ai doveri di ufficio”, secondo i Pm Ghidoni risulta asservito “Agli interessi personali di Mannarino, relativi alla carriera universitaria dei figli”.

L’apice di questa storia è il decreto di perquisizione e sequestro dai carabinieri del Nas a carico di 33 persone, tra cui troviamo ricercatori, dirigenti pubblici con le mani nella politica e professori universitari, divisi tra vari atenei: La Sapienza di Roma, l’università degli Studi di Torino e l’università Cattolica del sacro cuore, di Torvergata.

Sul decreto firmato dalla Procura di Milano vediamo che “La situazione che emerge dall’analisi delle conversazioni intercettate è a dir poco sconcertante” e “Gran parte dei concorsi banditi sono stati oggetto di condotte di addomesticamento. Trattasi di collusioni e altri metodi di turbativa che hanno inquinato sistematicamente la regolarità delle procedure di selezione in esame, sostituendo logiche clientelari al metodo meritocratico e al principio di imparzialità, che dovrebbero orientare le scelte dell’amministrazione pubblica per espresso dettato costituzionale”.

Ma l’inchiesta, coordinata dai pm Luigi Furno e Carlo Scalas e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, riguarda anche molti altri nomi di spicco (la lista è in calce) del mondo accademico, a loro volta indagati di aver abusato del ruolo di presidenti o membri di commissioni d’esame, o addirittura per aver beneficiato delle procedure irregolari per loro stessi o per persone da loro scelte, ostacolando candidati ben più qualificati o costringendoli, con “Minacce velate o con promesse di future utilità” a non partecipare ai concorsi.

Oltre a queste minacce, un altro metodo utilizzato era quello conosciuto come “Il Medaglione”, in cui i criteri di ammissione venivano modificati per adattarsi alle qualifiche del candidato raccomandato.

Da parte sua il primario, che sin dagli inizi della pandemia è diventato un punto di riferimento per molti italiani che seguivano in Tv i suoi interventi sul Covid-19, alla notizia delle procedure nei suoi confronti ha dichiarato “Ne ho avuto notizia questa mattina con un avviso di garanzia che mi è stato consegnato quando su tutti i giornali era già presente questo fatto, pare funzioni così”.

Nonostante l’avviso, conferma di sentirsi “Tranquillo, da quel che leggo non ho niente di particolare di cui preoccuparmi. Sto comunque aspettando che definiscano meglio l’atto di accusa. Fatti gravissimi secondo il Rettore? Se conoscesse la sostanza dei problemi avrebbe una posizione più tranquilla” e “Da quello che leggo non ci vedo niente di particolare in quello che mi viene contestato. Ci ragionerò sopra, questo è quello che posso dire ora. Ho messo tutto in mano al mio avvocato, faremo le nostre controdeduzioni quanto prima. È un argomento in mano alla magistratura. Sono in una situazione in cui mai immaginavo di essere. Se avevo avuto avvisaglia di un’inchiesta? Nessuna di alcun tipo”.

Anche se l’impianto accusatorio è ancora tutto da provare, c’è già chi lo difende, tra cui Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova: “Non posso commentare le indagini e la vicenda, perché non conosco il concorso e le persone coinvolte, ma ho una grande stima professionale di Massimo Galli. È una persona di grande integrità, come ho potuto constatare di persona, e la mia opinione su di lui non cambia. Spesso gli elementi d’accusa emersi in fase di indagini preliminari -vengono poi smentiti in fase dibattimentale. Posso solo dire che la mia stima per Galli rimane intatta“.

GLI INDAGATI

Gli altri 16 professori dell’Università Statale di Milano indagati: Pierangela Ciuffreda, Gianguglielmo Zehender, Manuela Nebuloni (ordinari presso il dipartimento di Scienze biomediche e cliniche presso l’ospedale Sacco), Riccardo Ghidoni (ordinario di Biochimica presso il dipartimento di Scienze della salute), Paola Viani, Alessandro Ennio Giuseppe Prinetti, Sandro Sonnino (ordinari presso il dipartimento di Biotecnologie mediche e medicina traslazionale), Cristiano Rumio (associato presso il dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari), Agostino Riva, Antonio Schindler (associati presso il dipartimento di Scienze Biomediche e cliniche del Sacco), Pietro Allevi (ordinario presso il dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche), Tiziana Borsello, Angela Maria Rizzo (ordinari presso il dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari), Antonella Delle Fave (ordinario presso il dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti), Francesco Auxilia, Gagliano Nicoletta (ordinari presso il dipartimento di Scienze biomediche per la salute).

Poi ci sono indagati di altri atenei: Giuseppe Riva (ordinario presso il dipartimento di Psicologia alla Cattolica di Roma), Massimo Andreoni (ordinario di Malattie infettive presso dipartimento di Medicina dei sistemi a Tor Vergata, a Roma), Claudia Colomba (associata presso il dipartimento di Promozione della salute, medicina interna e specialistica di eccellenza dell’università di Palermo), Claudio Maria Mastroianni (ordinario presso il dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive alla Sapienza di Roma), Guido Angelo Cavaletti (ordinario di Anatomia umana e prorettore alla Ricerca alla Bicocca di Milano), Vittorio Luciano Bellotti (ordinario presso il dipartimento di Medicina molecolare a Pavia) e Giovanni Di Perri (ordinario presso il dipartimento di Scienze mediche a Torino).

 

 

 

 

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