Relazioni USA con il resto del mondo ai tempi dell’amministrazione Trump

Relazioni USA con il resto del mondo ai tempi dell’amministrazione Trump

Trump ha cambiato le relazioni internazionali con il resto del Mondo. USA sempre leader a livello mondiale ma meno interventista rispetto alle precedenti amministrazioni

Di Alessia Saputo

Che gli USA siano una delle più grandi potenze mondiali è cosa nota. La storia infatti insegna che il centro nevralgico dello sviluppo economico, militare e tecnologico mondiale furono proprio gli Stati Uniti e che a tale fenomeno, iniziato ormai secoli fa, si deve il costante progresso che da sempre caratterizza l’ideale del “sogno americano”.
I dati del 2015 raccolti dal Pew Research Center, (centro di ricerca che ha il compito di condurre sondaggi tra l’opinione pubblica raccogliendo informazioni di tipo sociale), però, dimostrano come per il 62% degli elettori repubblicani e per il 32% di quelli democratici, i migranti risultino essere una minaccia, considerati un pericolo per i posti di lavoro, l’assistenza e le abitazioni. Per queste ragioni il governo di Donald Trump si è rivelato essere la più ovvia risposta alle inquietudini comuni di un intero Paese, dichiarando sia la propria volontà nel risanare quelle crepe che negli anni precedenti avevano minacciato l’integrità del Paese sia concentrandosi su precisi obiettivi riguardanti la politica estera.
In primis, la volontà del leader è stata quella di bloccare ogni intervento militare americano nei Paesi del Medio Oriente affinché l’America potesse godere di un esercito preparato e coeso, utilizzato esclusivamente per scopi difensivi. La presa di distanza dalle strategie politiche precedenti fu confermata il 27 gennaio 2017, quando Trump decise di bloccare per 90 giorni l’ingresso degli immigrati provenienti da sette Paesi ad attività terroristica allarmante (Iraq, Siria, Sudan, Yemen, Iran, Libia e Somalia), con l’intento di dimostrare che la protezione dell’America fosse una delle maggiori priorità e che, a tal proposito, dovesse essere ricercata con qualsiasi mezzo. Nello stesso anno, anche la Corea del Nord fu reinserita tra le Nazioni sostenitrici del terrorismo, dalle quali era stata eliminata nel 2008. A seguito di numerose vicissitudini, Trump varò sanzioni economiche sia nei confronti della Corea, sia di tutti i Paesi che con essa intrattenevano dei rapporti e nonostante i successivi tentativi di riappacificazione, nel 2018 fu reso noto che la Corea del Nord non aveva smesso di produrre missili contro l’America.
Per ciò che concerne le relazioni tra gli USA e la Russia, il summit di Helsinki avvenuto tra Trump e Putin il 16 luglio 2018 ha condotto i due capi di Stato verso delle nuove e decisive conclusioni. Entrambi hanno destato interesse nella lotta contro l’eliminazione della proliferazione nucleare e nei confronti dell’estensione del trattato “Nuovo Start”. Anche le decisioni sugli interventi in Siria sono state indirizzate su una linea pressoché comune: una possibile collaborazione potrebbe attuarsi nella zona sud-occidentale del Paese, come spiegato da Vladislav Inozemtsev: «Potrebbe essere stata concordata una maggiore libertà d’azione per la Russia in Siria in cambio di un ridimensionamento delle forze iraniane e di una non interferenza sulle sanzioni USA all’Iran, di cui russi e sauditi beneficiano dovendo colmare il vuoto che il blocco delle forniture iraniane di petrolio crea sul mercato».
Il 2017 fu l’anno in cui Trump decise di rimarcare le distanze dalla Siria e dall’Afghanistan attaccando militarmente la prima, a causa di un sospetto uso di armi chimiche, e la seconda al fine di eliminare una base terroristica appartenente all’ISIS.
La strada intrapresa dal Presidente americano fin dai primi mesi di governo è stata quella del completo distacco nei confronti dei suoi predecessori per ciò che riguarda le altre nazioni, in particolar modo il quelle del Medio Oriente. L’accordo nucleare firmato da Obama come segno di avvicinamento all’Iran è stato completamente rovesciato, tanto che nella rivalità tra iraniani e sauditi, gli USA sono tornati a schierarsi con l’Arabia Saudita, e l’Iran ad essere il Paese simbolo di terrorismo.
Le decisioni e le conseguenti azioni di Trump si fondano su un’ideologia che va ad allontanarsi da quella di una cooperazione internazionale tra tutti i popoli: egli, si promuove garante della propria nazione, poiché secondo la propria ottica, la politica estera non creerebbe benefici economici né per l’America, né per gli altri Stati.

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