Venezuela, l’ex 007 di Chavez: da Caracas finanziamenti anche al M5s

Per evitare l’estradizione negli USA l’ex responsabile dell’intelligence venezuelana Hugo Carvajal, in una serie di dichiarazioni ancora da verificare, ha iniziato a svelare un giro di finanziamenti a favore di vari partiti, tra cui troviamo anche il M5s. Mentre il figlio di Casaleggio minaccia querele, Giorgia Meloni invita Conte a prendere le distanze e fare chiarezza.

Hugo Chavez

Partiamo dall’inizio. Hugo “El Pollo” Carvajal, ricercato negli USA con l’accusa di appartenenza alla criminalità organizzata e narcotraffico, venne arrestato la prima volta in Spagna ad aprile del 2019, in seguito a un mandato di cattura emesso da Washington. Il Pentagono ne chiese subito l’estradizione, approvata dal Tribunale spagnolo, ma approfittando di un permesso di libertà condizionale El Pollo sparì dalla circolazione. A marzo dell’anno successivo era ancora Primula Rossa, al punto che il governo americano offrì una ricompensa di 10 mln di dollari in cambio di informazioni sulla sua latitanza. Venne infine arrestato dalla polizia spagnola il 9 settembre scorso, mentre era nascosto in un appartamento a Madrid.

Per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, concessa da tre giudici del tribunale spagnolo dell’Audiencia Nacional, Carvajal ha iniziato a svelare un giro di finanziamenti illeciti, prima da parte di Hugo Chavez e in seguito da Nicolas Maduro, a favore di vari partiti politici internazionali, facendo anche nomi e cognomi. Tra i quali sono finora saltati fuori Evo Morales in Bolivia, Néstor Kirchner in Argentina, Zelaya in Honduras, Gustavo Petro in Colombia, Lula Da Silva in Brasile, Fernando Lugo in Paraguay, Ollanta Humala in Perù, Podemos in Spagna e, unico in Italia, il Movimento 5 stelle.

Hugo Carvajal

Mentre ero direttore dell’intelligence militare e del controspionaggio in Venezuela, ho ricevuto un gran numero di rapporti che indicavano che si stava verificando questo finanziamento internazionale” racconta ora El Pollo “Tutti questi (i partiti politici, ndr) sono stati descritti come destinatari di denaro inviato dal governo venezuelano. Attualmente, il finanziamento illegale dei movimenti di sinistra in tutto il mondo continua ad essere una pratica comune del governo di Nicolás Maduro, che lo aveva reso parte della sua politica estera quando era ministro degli Esteri del Venezuela”.

La tecnica più usata per muovere questo denaro era vecchio stile: borse diplomatiche piene di denaro contante da lasciare in ambasciate e consolati. Ma non mancavano metodi più moderni, come spedire milioni di euro in Spagna per mezzo di società di facciata o smistandoli tramite l’ambasciata cubana in Venezuela.

Un altro esempio dei tanti movimenti comunisti nel mondo finanziati da Maduro e di cui ho ricevuto una dettagliata relazione, è quello relativo al Movimento 5 Stelle per mano di Gianroberto Casaleggio, che è stato segnalato dall’Addetto Militare venezuelano in Italia dove si è saputo che è stata inviata una valigia con 3,5 milioni di euro in contanti” ha dichiarato El Pollo, sostenendo che il flusso di finanziamenti illeciti è ancora in corso.
Il denaro, sempre secondo le ricostruzioni di Carvajal, proveniva dalla cassa petrolifera venezuelana Pdvsa (Petróleos de Venezuela, S.A.), che all’epoca di Chavez era guidata da Rafael Ramirez, già ministro dell’energia. Ricercato da anni a Caracas, sembra che sia latitante da qualche parte in Italia, dove possiede due case.

Fonte. OkDiario

In verità questa storia è iniziata a giugno dello scorso anno, dopo che Carvajal, utilizzando vie dell’intelligence che ben conosceva, fece pervenire al giornalista Marcos García Rey un documento che sembrava provare il coinvolgimento del M5s in questi finanziamenti e la consegna dei 3,5 milioni, subito pubblicato in prima pagina da “ABC”, un quotidiano di Madrid.

All’epoca saltò fuori anche il nome di Giovanni Favia, ex consigliere regionale grillino dell’Emilia Romagna, che pur non avendo mai sentito parlare di quei soldi, ammise che qualche contatto c’era stato: “Non so nulla e non ho mai parlato di scambi di soldi. Però confermo la mia versione, c’è stato un contatto via mail con l’ambasciata del Venezuela poco dopo la mia elezione in consiglio regionale, nel 2010. All’epoca io di fatto ero uno dei leader del M5s, loro ci dicevano che erano interessati a noi e volevano un incontro perché ci consideravano un movimento rivoluzionario come il loro. Io però non me la sono sentita di andare avanti e ho passato il contatto a Grillo e Casaleggio, poi non ne ho saputo più nulla”.

Immediata, e comprensibile, è la reazione di Davide Casaleggio, figlio del co-fondatore del M5s: “Mio padre non ha mai preso denaro dal governo del Venezuela. Già lo scorso anno si è dimostrato che il documento portato come prova era stato contraffatto con Photoshop. Mio padre ha fatto politica sempre con spirito francescano, non ricevendo mai alcun tipo di stipendio pubblico o di partito o ricompense economiche. Ribadisco, come fatto già in passato, che si tratta di notizie false e sono profondamente indignato da come siano usate in modo strumentale per calunniare una persona che non c’è più. Qualche giorno fa è partito il processo contro il quotidiano spagnolo Abc che ho querelato così come saranno oggetto di querela, anche oggi, tutti gli altri organi di stampa che continuano a rilanciare questa calunnia”. Il problema e che Casaleggio jr ha querelato García Rey, non Carvajal.

Ma continuiamo con i nomi coinvolti in questa storia: in particolare, la persona incaricata di consegnare il denaro a Casaleggio, dietro approvazione dello stesso Maduro, sarebbe Tareck el-Aissami, allora Ministro dell’interno e attualmente ministro delle Industrie e della Produzione Nazionale.
Teniamolo a mente, il nome di el-Aissami, perché è considerato uno dei pezzi da novanta del regime di Chavez e, per il Pentagono che gli ha messo addosso una taglia di 10 mln di dollari, è uno dei burattinai che muovono le operazioni di narcotraffico in Venezuela. Circola persino un documento, compilato da agenti venezuelani, secondo il quale el-Aissami e i suoi parenti “Hanno aiutato militanti di Hezbollah a infiltrarsi nel Paese, hanno fatto affari con un narcotrafficante e hanno custodito 140 tonnellate di sostanze chimiche che si ritiene venissero usate per la produzione di cocaina“.

Questa storia, è comprensibile, ha provocato la reazione immediata della politica italiana. Tra i primi a muoversi è stata Giorgia Meloni, che ha chiesto direttamente a Giuseppe Conte di fare chiarezza: “Apprendiamo che l’ex capo dell’intelligence militare di Chàvez, Hugo Carvajal, avrebbe confermato alla giustizia spagnola il finanziamento ai partiti amici del regime venezuelano in giro per il mondo. Tra questi ci sarebbe anche il M5s. Una notizia diffusa in passato dal quotidiano spagnolo Abc, che aveva parlato di una valigetta con 3,5 milioni di euro in contanti inviata da Nicolas Maduro, allora ministro degli Esteri di Chàvez e oggi presidente del Venezuela, e fatta arrivare a Gianroberto Casaleggio. Fratelli d’Italia chiede ufficialmente al M5S e al suo presidente Giuseppe Conte di chiarire queste notizie e di prendere politicamente le distanze dalla dittatura comunista di Caracas che sta affamando il suo popolo e ha costretto milioni di persone a scappare dalla loro Patria”.

Anche da parte di Fdi arriva un’interrogazione parlamentare, tramite la deputata Augusta Montaruli, che ora chiede al Luciana Lamorgese di “Verificare un’eventuale ingerenza di uno stato estero sulla politica nazionale e le scelte assunte dal governo”.

Anche se le dichiarazioni di Carvajal sono ancora tutte da provare, è innegabile che in passato ci furono varie simpatie tra M5s e Venezuela. Tanto per dirne una Manlio Di Stefano, sottosegretario al Ministero degli affari esteri, guidò una delegazione di grillini in Venezuela a marzo del 2017, per partecipare al cerimoniale di Stato per l’anniversario della morte di Chavez. In quell’occasione con Di Stefano c’erano anche Vito Petrocelli, vice presidente del Comitato Italiani all’estero, e Ornella Bertorotta, capogruppo alla commissione Affari esteri del Senato. I rapporti con il Venezuela, poi, furono confermati dal fatto che l’Italia fu l’unico paese europeo a non riconoscere l’autorità di Juan Guaidò, diretto concorrente di Maduro. D’altra parte fu lo stesso Alessandro di Battista, a febbraio del 2019, a pubblicare un post in invitava il Governo italiano a mantenere una posizione neutrale nei confronti della crisi in Venezuela, sottolineando anche che “L’Europa dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini statunitensi”.

Ora gli inquirenti si muovono con cautela, per timore che carvajal abbia inventato tutto. Di sicuro, con queste dichiarazioni e con le promesse di altre, El Pollo vuole evitare quel che è successo la settimana scorsa ad Alez Saab e Claudia Dìaz, ex infermiera e tesoriera di Chavez, da poco estradati negli Stati Uniti.

Saab, in particolare, è un altro grosso nome in questa storia: imprenditore colombiano, naturalizzato venezuelano, ex agente di Maduro collegato a sospette tangenti ai partiti, venne arrestato a giugno dello scorso anno a Capo Verde, dove era atterrato con il suo aereo privato per fare rifornimento durante un volo tra Venezuela e Iran. Le accuse di Washington sono, nel suo caso, di riciclaggio di denaro e corruzione.

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