
Cina, torna la calma ad Hong Kong ma non si placano le polemiche
I manifestanti esultano per il secondo rinvio del dibattito sulla proposta di legge in merito all'estradizione forzata ed annunciano che continueranno a protestare finché il provvedimento non sarà ritirato
I manifestanti di Hong Kong, che sono scesi in piazza ieri per protestare contro l’estradizione forzata in Cina, incassano un’altra vittoria: per la seconda giornata consecutiva è stato infatti rimandato l’esame del progetto di legge che permetterebbe di estradare i cittadini e perfino i visitatori sospettati di crimini (la foto è ripresa da Repubblica). Il termine ultimo per l’approvazione è stato indicato per il 20 giugno, esattamente tra una settimana, ma dopo il rinvio della seduta di ieri, a causa dell’assedio attorno al consiglio legislativo, e di quello di oggi, non è chiaro quando avverrà la prossima plenaria. Il governo spera evidentemente che l’opposizione alla legge si sgonfi prima di riprendere il dibattito, ma difficilmente questo accadrà, anche perché il Fronte civile per i diritti umani, ovvero la coalizione pro-democratica che ha organizzato le manifestazioni, ha annunciato che i dimostranti andranno avanti fino a quando non sarà ritirato il disegno di legge.
Torna la calma ma le polemiche non si placano
Torna la calma ad Hong Kong. Le strade attorno ai palazzi di potere, che ieri sono state occupate da decine di migliaia di manifestanti, sono state tutte sgombrate. Al momento restano solo alcuni a tenere alti i cartelli che indicano “Retract”, cioè ritirare la legge sull’estradizione verso la Cina, vista come una minaccia per l’autonomia della città. Ed anche se sembra essere tutto rientrato non si placano affatto le polemiche sugli scontri di ieri. Il campo democratico ha condannato l’eccessiva violenza usata dalla polizia che per la prima volta ha sparato proiettili di gomma su una folla di manifestanti. “La maggior parte delle persone erano giovani disarmati”, ha detto il presidente del Partito democratico Wu Chi-wai. Le autorità non sono affatto d’accordo ed hanno ribadito la necessità di reagire di fronte a quella che è stata definita una vera e propria “sommossa” che ha fatto registrare 79 feriti, di cui due gravi.
Contro la legge si sono espressi gruppi di avvocati, parte della comunità d’affari della città, compresa quella internazionale, il governo americano e quello del Regno Unito. Ieri Donald Trump si è detto convinto che Hong Kong e la Cina possano “risolvere” la questione ma questa intromissione non è affatto piaciuta. Dal canto suo infatti Pechino ha ribadito anche ieri il suo supporto al Capo Esecutivo di Hong Kong Carrie Lam ed ha accusato le potenze straniere di troppa ingerenza.
