
Riforma della Giustizia fra necessità e conflitti tra organi dello Stato
La riforma della Giustizia intrapresa e voluta dal Governo di Centrodestra guidato dalla Premier Giorgia Meloni, ha passato con successo il primo round con l’approvazione al Senato, risultato del tutto scontato in considerazione della netta maggioranza di Fratelli D’Italia e Lega. La riforma tanto agognata dal defunto e indimenticabile Silvio Berlusconi, nelle buone intenzioni del Governo e in particolare del Ministro della Giustizia Carlo Nordio dovrebbe migliorare il contesto generale della magistratura e porre fine allo storico strapotere di una certa parte di essa, ovverosia dell’area di Magistratura Democratica da sempre espressione della sinistra parlamentare al CSM, attuando la tanto famigerata e avversa separazione fra pubblici ministeri e giudici. Ora non volgiamo scendere nei complessi meandri della procedura penale questa riforma nella sostanza non permetterà più il passaggio in corso d’opera da parte di un qualsiasi pubblico ministero alla magistratura giudicante, sempre nella testa del legislatore questo basterebbe a eliminare le inchieste ideologiche o un certo accanimento giudiziario, senza dubbio innegabile, negli ultimi decenni contro certi politici nella stragrande maggioranza dei casi tutti appartenenti al centrodestra. Ma con lì approvazione di questa riforma della Giustizia cambieranno veramente le cose? Siamo sicuri che la Gustizia ad orologeria non esisterà più? Noi, pur condividendo una certa impostazione crediamo di no. E crediamo di no in quanto per fermare una certa “politicizzazione” della magistratura di sinistra, non basta solo separare pm e giudici, ma bisogna mettere dall’inizio dei paletti a partire dal concorso in Magistratura, per arrivare alle giuste sanzioni per i magistrati che sbagliano. Un pubblico ministero o un giudice anche se non potrà accedere più dall’altra parte, continuerà ad essere lo stesso politicizzato o corrotto, se l’idea sarebbe quella di fermare la deriva ideologica di una parte della Magistratura serve veramente molto altro. Ma comunque il fatto che il governo di Giorgia Meloni per primo ha messo mano ad un tema così delicato e temuto significa un passo importante verso una nuova era per la giustizia del paese
