Comune di Bari. Piantedosi e l’ipotesi scioglimento per infiltrazioni mafiose

Comune di Bari. Piantedosi e l’ipotesi scioglimento per infiltrazioni mafiose

Il Viminale nomina una commissione d’accesso per valutare eventuali infiltrazioni criminali nell’amministrazione di Bari. L’indagine della Dda e i nomi coinvolti. Il sindaco del capoluogo pugliese: “un atto di guerra nei confronti della città”.

Matteo Piantedosi ha avviato la procedura per prendere in considerazione lo scioglimento del comune di Bari per infiltrazioni mafiose. A darne la notizia è stato martedì sera il sindaco del capoluogo pugliese, Antonio Decaro (Partito Democratico), specificando di aver ricevuto la comunicazione direttamente dal Ministro dell’interno.

Matteo Piantedosi

Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città”, ha poi dichiarato Decaro, “È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”.

Il prossimo 8 e 9 giugno a Bari sono previste le elezioni amministrative, ma se dovesse avvenire lo scioglimento e si dovesse arrivare alla nomina di un commissario, potrebbero essere rinviate fino a 18 mesi. La commissione ha ora tre mesi di tempo (in pratica la durata della campagna elettorale delle amministrative) per valutare se ci siano i presupposti per lo scioglimento.

Antonio Decaro

L’inchiesta della commissione d’accesso decisa dal Viminale parte da un presunto intreccio tra mafia, politica e affari messo su per condizionare il voto alle ultime elezioni comunali di maggio del 2019, poi vinte dal centrosinistra, che sosteneva il sindaco uscente Antonio Decaro.

Facciamo un passo indietro. Il 26 febbraio scorso, a Bari, la Polizia eseguì, dietro richiesta della Direzione distrettuale antimafia, due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 130 persone, con relativi sequestri patrimoniali.

Tra i nomi accusati di una lunga lista di reati, tra cui estorsione, associazione di tipo mafioso, porto e detenzioni di armi da sparo, illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, frode in competizioni sportive, c’erano anche persone “appartenenti o contigue” a clan del capoluogo pugliese, in particolare i Parisi-Palermiti.

Le indagini della Dda scoprirono una presunta ingerenza elettorale politico-mafiosa, da parte dei Parisi-Palermiti e gli Strisciuglio, nelle Elezioni Comunali di Bari del 26 maggio 2019.

Uno dei nomi politici più importanti, coinvolti nell’inchiesta, fu quello della consigliera Maria Carmen Lorusso, pronta all’epoca a ricandidarsi alle prossime Amministrative. Già finita ai domiciliari nel corso della maxi inchiesta sul voto di scambio e sulla mafia relativa alle amministrative del 2019.

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