Corte europea: von der Leyen condannata per mancata trasparenza sui vaccini Covid

Corte europea: von der Leyen condannata per mancata trasparenza sui vaccini Covid

Ursula von der Leyen è stata condannata dalla corte europea per mancata trasparenza sui vaccini anti Covid. La Commissione: “Condannata alle spese legali, comprese quelle relative alla versione iniziale del ricorso”.

Ieri, alla vigilia del voto dell’Europarlamento sul bis alla guida dell’esecutivo Ue, Ursula von der leyen è stata condannata per mancata trasparenza sui vaccini contro il Covid-19.

Secondo la Commissione europea, Bruxelles “Non ha concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti di acquisto di vaccini contro il Covid-19” e questa infrazione riguarda in particolare “le clausole relative all’indennizzo nonché le dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l’acquisto dei vaccini”.

Ursula von der Leyen

La sentenza di ieri del Tribunale europeo è la risposta alle domande di annullamento delle decisioni della Commissione di concedere solo un accesso parziale ai documenti rivolte ai giudici da alcuni deputati europei dei e da alcuni privati. In seguito alla sentenza, il gruppo Left (i partiti di sinistra al Parlamento europeo) ha chiesto a Roberta Metsola la possibilità di aggiornare la votazione di oggi per la riconferma di von der Leyen a presidente della Commissione, almeno fino a quando l’esecutivo comunitario non avrà divulgato i documenti pertinenti.

L’inizio di questa storia risale al 2020, in piena pandemia. Nell’emergenza vaccini la Commissione stipulò con alcune imprese farmaceutiche contratti di acquisto di antidoti contro Covid, mettendo subito a disposizione circa 2,7 miliardi per un miliardo di dosi. In quello che sarebbe poi diventato famoso come “Pfizergate”, von der Leyen avrebbe contrattato con il Ceo di Pfizer Albert Bourla e con Big Pharma per aggiudicarsi le dosi di vaccino per la popolazione. Nel 2021 alcuni privati cittadini ed anche degli eurodeputati, come era di loro diritto, avevano chiesto di accedere ai documenti per assicurarsi che l’interesse pubblico fosse tutelato. I contratti furono infine pubblicati, ma in gran parte oscurati. Da qui il ricorso al Tribunale europeo.

Roberta Metsola

Venne contestata in particolare proprio la decisione di censurare quelle ampie parti dei contratti prima di renderli pubblici. Da parte dell’esecutivo europeo, tale censura sarebbe stata giustificata dalla necessità di proteggere la privacy delle persone coinvolte e gli interessi commerciali. Mentre secondo i giudici l’infrazione ha coinvolto le dichiarazioni di mancanza di conflitto di interessi e le clausole di indennizzo.

La Commissione, leggiamo in una nota, ha “Preso atto delle sentenze e le esaminerà attentamente” e sottolinea che “nelle sue sentenze, il Tribunale segue la Commissione sulla maggior parte delle rivendicazioni”.

Inoltre spiega di avere dovuto “trovare un difficile equilibrio” tra il diritto del pubblico all’informazione e gli obblighi giuridici derivanti dagli stessi contratti e di avere “fornito al Parlamento europeo informazioni complete sui contratti relativi al vaccino“.

La Commissione europea “Ha dovuto trovare un difficile equilibrio tra il diritto del pubblico, compresi i deputati al Parlamento europeo, all’informazione e gli obblighi giuridici derivanti dai contratti (sui vaccini anti-Covid-19, ndr) che avrebbero potuto comportare richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti”. L’esecutivo Ue rivendica inoltre il rispetto “dei principi di apertura e trasparenza”.

Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli è d’accordo con la sentenza: “La trasparenza deve essere massima, quindi condivido la decisione del Tribunale Ue: non c’è ragione per cui non si debbano conoscere tutti i dettagli sull’acquisto dei vaccini anti-Covid. I cittadini dell’Unione europea hanno tutto il diritto di avere tutte le informazioni possibili e immaginabili. Non è un problema di scienza, non abbiamo nulla da nascondere. I problemi possono essere di carattere economico o politico, ma gli accordi devono essere fatti con larga trasparenza. Non c’è nulla da temere dalla trasparenza: la scienza è chiara, la scienza è trasparenza. Sui vaccini nessun timore: se ci sono processi di carattere burocratico non chiari il problema è la burocrazia, non certo la scienza o i medici”.

Categorie
TAGS
Condividi

Commenti

WordPress (0)