Ispezioni di Valditara nelle scuole, genitori e studenti divisi

Dopo l’intervento della relatrice Onu per i territori palestinesi occupati in alcuni istituti di Toscana ed Emilia-Romagna, il ministro Valditara invia gli ispettori. Le associazioni dei genitori esprimono dubbi sull’utilità del provvedimento, mentre gli studenti rivendicano autonomia scolastica e libertà di parola.

Le ispezioni disposte dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in alcune scuole della  Toscana e dell’Emilia-Romagna dove è intervenuta Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati, hanno acceso un acceso confronto tra genitori, studenti e associazioni. Sullo sfondo, il timore che la scuola possa trasformarsi in un terreno di scontro politico, contrapposto alla rivendicazione della libertà di espressione, dell’autonomia scolastica e dell’insegnamento.

Pur partendo da posizioni diverse, molte realtà convergono su un punto: l’invio degli ispettori appare una risposta sproporzionata e poco efficace. Le associazioni dei genitori affrontano il tema con cautela, ma senza sottrarsi al confronto.

Secondo Claudia Di Pasquale, avvocata e presidente dell’Associazione genitori, “la politica non deve entrare nelle aule a gamba tesa. È giusto che i ragazzi si formino un’opinione – spiega – ma questa non deve essere orientata in modo fazioso. Un docente che partecipa a manifestazioni pro Palestina e si espone sui social in modo fanatico rischia di perdere credibilità”.

Sul caso Albanese, Di Pasquale sottolinea la necessità di un linguaggio particolarmente attento: “Chi viene invitato a parlare a degli studenti dovrebbe moltiplicare la sensibilità nell’uso delle parole. Ma viene da chiedersi: a cosa serviranno le ispezioni di Valditara? Anche il ministro, così, finisce per schierarsi e trasformare tutto in una guerra”.

Più netta la posizione di Angela Nava, presidente di Genitori Democratici. “Sul tema potrebbero intervenire anche altri relatori autorevoli, ma ad oggi Francesca Albanese non ha commesso reati, non è indagata né condannata. Non vedo perché non possa parlare in una scuola”, afferma. E aggiunge: “Diciamolo chiaramente: queste ispezioni odorano di censura. Continuando così, nessun dirigente scolastico avrà più il coraggio di organizzare iniziative”.

Toni più prudenti arrivano dal Moige. Il direttore Antonio Affinita rivendica “la centralità del ruolo dei genitori nella scelta degli interlocutori chiamati a trattare temi di alta sensibilità etica e politica”. Per il Movimento italiano genitori è fondamentale “garantire momenti di confronto autentico e contraddittorio, coinvolgendo preventivamente le famiglie”. Solo il pluralismo delle posizioni, sostiene Affinita, può evitare il rischio di politicizzazione e ideologizzazione, preservando “l’imparzialità dell’istruzione pubblica e il patto educativo tra scuola e famiglia”.

Decisamente critici nei confronti del ministro sono invece gli studenti. Angela Verdecchia, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi, parla di un atto grave: “Francesca Albanese non viene tutelata nonostante sia una portavoce di una realtà di occupazione ed è pienamente legittimata a parlare con i giovani”. Secondo la studentessa, “le ispezioni si inseriscono in un atteggiamento volto a delegittimare la questione palestinese”. Da qui la domanda diretta a Valditara: “Esiste o no l’autonomia della scuola e dell’insegnamento?”.

Sul tema del pluralismo, spesso evocato nel dibattito, Verdecchia prende una posizione netta: “In questo caso non può esistere un contraddittorio, perché stiamo parlando di un esercito, quello israeliano, che occupa un territorio che non gli appartiene”.

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