Riforma Corte dei conti: cosa cambia

Il Parlamento approva la riforma della Corte dei Conti presentata dal Governo. I punti chiave sono quattro, di cui uno molto discusso. Opposizione e magistrati temono un indebolimento dei controlli.

Il Parlamento ha approvato in via definitiva la riforma della Corte dei conti, presentata dal Governo per velocizzare il funzionamento dello Stato. Ma per magistrati e opposizione tale riforma rischierebbe di indebolire le procedure dei controlli.

La Corte dei conti, ricordiamo, è l’organo che verifica che gli atti della Pubblica amministrazione siano corretti e verifica le spese di denaro pubblico. Vigila, quindi, su enti locali, ministeri, appalti e aziende pubbliche, intervenendo in caso di sprechi a danni dello Stato.

Per il Governo, la riforma dovrebbe annullare la cosiddetta “paura della firma” quando, temendo conseguenze personali, i dirigenti pubblici non prendono decisioni e rallentano, in questo modo, lo svolgimento di appalti e opere pubbliche.

Per l’opposizione e i magistrati contabili, invece, la riforma potrebbe indebolire i controlli, dal momento che la pratica del silenzio-assenso rischierebbe di far passare in automatico gli atti. Il limite alle sanzioni potrebbe inoltre annullare l’effetto deterrente nei confronti di chi gestisce la pubblica risorsa.

I cambiamenti più evidenti sono:

1-Introduzione di sanzioni per i rallentamenti nella realizzazione dei progetti e delle opere, con particolare riferimento a quelle finanziate con fondi europei (ad esempio il Pnrr).

2-La Corte dei conti avrà un ruolo più preventivo e collaborativo, soprattutto negli appalti pubblici, affiancando le amministrazioni prima che gli atti vengano adottati. Non interverrebbe più, così, solo dopo le sanzioni.

3-Introduce responsabilità più precise per i dirigenti pubblici. In caso di danno erariale, la sanzione non potrà superare il 30% del danno verificato. E in ogni caso non più di due anni di stipendio del dirigente.

4-Se alla Corte dei conti viene chiesto un parere da parte di un’amministrazione, e qui siamo al cambiamento più discusso, la risposta dovrà arrivare entro 30 giorni. In caso di mancata risposta scatterà il silenzio-assenso: ovvero l’atto viene considerato valido in automatico e chi lo ha firmato non può essere sanzionato.

 

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