
Caso Almasri: Meloni indagata per il rimpatrio del generale libico
Meloni è indagata, insieme a Nordio, Piantedosi e Mantovano, per il rimpatrio di Almasri. La cronologia degli eventi del caso del generale libico. Critiche per l’accordo tra Italia e Libia sui migranti, ma il memorandum risale al 2017.
La Premier italiana Giorgia Meloni è indagata dalla Procura di Roma con l’accusa di favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del generale libico Osama Njeem Almasri.
A comunicarlo ieri è stata la stessa Meloni in un post sui social, dove annuncia infatti di aver ricevuto un avviso di garanzia dal procuratore della Repubblica Francesco Lovoi “per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri, avviso di garanzia inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti“.

Matteo Piantedosi
Ripassiamo prima i punti del caso Almasri:
6 gennaio: Almasri inizia il suo viaggio per l’Europa, volando da Tripoli a Londra, con uno scalo all’aeroporto Fiumicino.
13 gennaio: dopo essersi fermato nella capitale britannica una settimana, si trasferisce a Bruxelles in treno e da lì si dirige in Germania, viaggiando in macchina con un amico.
16 gennaio: durante il suo tragitto verso Monaco, viene fermato dalla polizia per un controllo di routine e gli agenti lo lasciano proseguire. Arriva a Torino in macchina, per assistere a una partita della Juventus.
18 gennaio: la Corte penale internazionale, con una maggioranza di due giudici a uno, emette un mandato d’arresto contro Almasri per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mitiga, vicino a Tripoli, dal febbraio 2011. In quel carcere, dove Almasri è al comando, secondo i rapporti dell’Aia sarebbero state uccise 34 persone e un violentato un bambino.
19 gennaio: Almasri viene arrestato a Torino.
21 gennaio: viene rilasciato su disposizione della Corte d’Appello a causa di un errore nelle procedure, dal momento che la Corte penale internazionale non aveva in precedenza trasmesso gli atti a Carlo Nordio. L’arresto quindi non è stato preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale. Nello stesso giorno Almasri viene rimpatriato dall’Italia, su un volo dei Servizi segreti.
Il rimpatrio scatena proteste da parte dell’opposizione, che vedono svanire la possibilità di trattenere una persona accusata di tali crimini internazionali. “Stiamo cercando, e non abbiamo ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi compiuti“, dichiarò la Corte Penale Internazionale.

Alfredo Mantovano
23 gennaio: Il Governo italiano interviene ufficialmente per la prima volta tramite il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in Senato dichiara che Almasri, una volta scarcerato su disposizione della Corte d’Appello, è stato ” A seguito della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma, considerato che il cittadino libico era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte penale internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato. Il provvedimento è stato notificato all’interessato al momento della scarcerazione e, nella serata del 21 gennaio, ha lasciato il territorio nazionale”.
Giorgia Meloni ha poi specificato: “Almasri è stato liberato su disposizione della Corte d’appello di Roma, non su disposizione del Governo. Non è una scelta del governo. Quello che il governo sceglie di fare, invece, di fronte a un soggetto pericoloso per la nostra sicurezza, è espellerlo immediatamente dal territorio nazionale. In tutti i casi di detenuti da rimpatriare di soggetti pericolosi non si usano voli di linea anche per la sicurezza dei passeggeri”.
La teoria è che il Governo tema ritorsioni da parte della Libia, con un aumento della pressione migratoria (solo a gennaio gli sbarchi sono aumentati del 136% rispetto al gennaio dello scorso anno). Almasri è un personaggio di primo piano in Libia, dal momento che è comandante della polizia giudiziaria e a stretto contatto con le strutture locali dedicate al contrasto di terrorismo e criminalità.

Paolo Gentiloni
Quel che le accuse dell’opposizione non dicono è che l’accordo con Tripoli per trattenere i migranti non l’ha inventato la Premier italiana.
Il primo tassello è il memorandum tra Italia e Libia del 2 febbraio 2017, firmato dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni (Pd) e dal primo ministro del Governo di Riconciliazione Nazionale libico Fayez, con procedure svolte e promosse dall’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti (Pd). In quel periodo si temeva un flusso di 250mila migranti all’anno.