Strage di migranti in Grecia. Arrestati i presunti scafisti. Continuano le ricerche dei dispersi

Strage di migranti in Grecia. Arrestati i presunti scafisti. Continuano le ricerche dei dispersi

A cinque giorni dal naufragio delle 750 persone a bordo del peschereccio, affondato la notte del 14 giugno scorso a 47 miglia nautiche a sud-ovest dalla greca Pylos, proseguono le ricerche dei dispersi con l’ausilio di una fregata della Marina, un elicottero della Guardia costiera e tre navi. Ritrovati finora i corpi senza vita di 78 migranti, mentre ne sono stati tratti in salvo 104. Matteo Piantedosi “Ci sarà modo e tempo per capire cosa è successo nell’area SAR Greca”. Oggi i presunti nove scafisti davanti al Pubblico ministero.

Il peschereccio era partito da Tobruk, in Libia, diretto probabilmente in Italia, ed è affondato intorno alle 2 di notte mercoledì scorso. Il primo ad avvistarlo è stato un aereo di Frontex la mattina del giorno precedente il naufragio, avvertendo subito i vari centri di coordinamento, incluso quello italiano. Il peschereccio si trovava però nella zona di SAR (Search And Rescue, ricerca e soccorso) di competenza del governo greco. Secondo le dichiarazioni della Guardia costiera, una loro motovedetta si è avvicinata al peschereccio tre ore prima del naufragio, offrendo aiuto ai migranti a bordo, che lo avrebbero rifiutato sostenendo di essere diretti in Italia, gridando “No help, go Italy”, mentre il peschereccio continuava il suo viaggio.

Nave della Guardia costiera greca

C’è un video, però, che smentisce quanto dichiarato dalla Guardia costiera greca. Nel filmato, girato da un membro della prima nave commerciale che si è avvicinata al migranti e poi diffuso dal sito defenceline.gr, mostrano il peschereccio fermo in acqua, in una situazione di mare abbastanza calma. Una situazione che avrebbe favorito agevolmente i soccorsi, e di certo non era in movimento come affermava la Guardia costiera, che tra l’altro, tramite il portavoce, Nikos Alexiou aveva inizialmente anche smentito la presenza di filmati precedenti al naufragio, nonostante i mezzi marini siano ormai dotati di telecamere costantemente attive.

Il mancato intervento della Guardia costiera greca ha provocato le critiche di Alarm Phone, dell’attivista Nawal Soufi, tra i primi a ricevere la chiamata di soccorso, dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che in una nota congiunta hanno dichiarato che il dovere di soccorrere migranti in mare va svolto “Indipendentemente dalla loro nazionalità, dallo status o dalle circostanze in cui si trovano, anche su navi non idonee alla navigazione“. C’è anche il sospetto che la Guardia costiera greca sperava che il peschereccio arrivasse in area SAR italiana, in modo da scaricare la responsabilità dei soccorsi al Governo italiano.

Le aree SAR

Ci sono poche speranze di ritrovare vivi gli altri dispersi. Nel frattempo Atene ha chiesto l’assistenza dell’Europol per indagare sui presunti scafisti egiziani sopravvissuti al naufragio (Di età tra i 20 e i 40 anni, uno dei quali si trova in ospedale) indicati come equipaggio del peschereccio dai migranti a bordo, che tra l’altro avrebbero pagato circa 6mila euro a testa per il viaggio.

Uno solo dei presunti scafisti ammette di essere stato pagato per effettuare la tratta, mentre gli altri negano. Ora sono accusati di traffico di esseri umani, omicidio colposo e affiliazione a un’organizzazione criminale che negli ultimi mesi ha effettuato altre 18 tratte simili. Oggi i presunti scafisti saranno portati davanti al Pubblico ministero.

Matteo Piantedosi

Ci sarà modo e tempo per capire cosa è successo nell’area Sar Greca” ha dichiarato Matteo Piantedosi “Ho piena fiducia nelle autorità elleniche. Ho letto che l’imbarcazione si sarebbe ribaltata proprio durante le operazioni di soccorso. Di fronte a tragedie così dolorose andrebbero evitati giudizi sommari e strumentalizzazioni“. Il ministro dell’interno ha sottolineato anche che “Questa ennesima tragedia conferma che i trafficanti di esseri umani fanno affari in maniera spregiudicata con totale disprezzo della vita dei migranti che sono esposti a rischi inaccettabili. L’Italia, insieme agli altri partner europei, sta lavorando per contrastare i trafficanti di esseri umani e rafforzare i canali di immigrazione regolari: uomini e donne che devono arrivare soltanto in maniera legale, sicura, pianificata, con strumenti di programmazione adeguati come il decreto flussi“.

Piantedosi parla anche del decreto Cutro che, a suo avviso, “Ha permesso di rendere più ordinata la gestione della prima accoglienza, affinché tutto avvenga con doverosa umanità per le persone che arrivano e gettare le basi perché la collaborazione internazionale aiuti a fermare le partenze e nel frattempo organizzarsi sul territorio per gestire chi arriva. Per il governo fermare, o quantomeno limitare il più possibile, le partenze indiscriminate e illegali è sempre l’obiettivo principale“.

 

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