Il viaggio in Usa di Salvini: sarà una sorta di esame di maturità

Il viaggio in Usa di Salvini: sarà una sorta di esame di maturità

Il vicepremier Salvini vedrà nella mattinata il segretario di stato, Mike Pompeo e col vicepresidente Mike Pence si incontrerà invece nel primo pomeriggio alla Casa Bianca. Ancora una volta però Salvini non vedrà personalmente il Presidente Trump

Era in programma da mesi il viaggio del vicepremier Matteo Salvini negli Usa. E dopo le elezioni europee, la conferma della Lega come prima forza politica nel nostro Paese, Salvini quindi in veste di ministro degli Interni e qualcosa in più che da vicepremier, può recarsi a testa alta ora in visita a Washington. In molti a Palazzo Chigi credono che l’esperienza del governo Lega-M5S sia prossima al suo termine. E a Washington non sembrano particolarmente soddisfatti di un governo che nei suoi primi 13 mesi di vita, nato con tutti i buoni auspici possibili da parte degli Usa, si è dimostrato molto meno in linea con quanto previsto da Oltreoceano. In particolare per i “no” pentastellati su dossier-chiave come 5G, F-35, memorandum italo-cinese, e spese militari. Così la Lega decide di puntare forte sulla alleanza con il governo repubblicano Usa? Un’ alleanza che non sarebbe solo ideologica a questo punto, al di là delle convergenze fra Salvini e Trump, ma anche strategica.

La Lega ha assunto una posizione nettamente filoamericana e filoaltantica, almeno dopo la frattura della Nuova Via della Seta, avuta con il M5S nei giorni delle firme a Roma dei patti bilaterali Italia-Cina. E dopo alcuni mesi di trattative, portate avanti dalla cerchia dei diplomatici di Salvini, cioè i sottosegretari Giorgetti e Picchi, sono maturi adesso i tempi per il leader della Lega ad incontrare finalmente il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence. I viaggi di Picchi prima, e Giorgetti dopo, negli Usa hanno dimostrato la sempre più crescente intesa della Lega con l’amministrazione guidata da Donald Trump.

Mentre il viaggio di Luigi Di Maio dopo la firma degli accordi commerciali con la Cina si era dimostrato un clamoroso fallimento, perché in quel vertice con John Bolton, Di Maio era andato a Washington per far capire sostanzialmente di non avere abdicato alla alleanza con gli Usa, solo per aver stretto un patto con Pechino, ma il segretario del M5S non fornì adeguate garanzie. Ed è chiaro che se gli Stati Uniti pensano di poter puntare su un alleato per l’Italia, in un futuro governo alternativo a quello giallo-verde, di certo questo non sarà né il Pd fin troppo europeista, né il M5S che appare anni luce lontano dalla agenda politica di Trump. Resta dunque la Lega. E Salvini ha programmato questo viaggio anche per dar un segnale forte che in caso di caduta del governo e di possibile esecutivo di centro-destra, gli Usa puntano tutto su la nuova forza politica emersa in Italia dalle europee: la Lega.

Di fatto tra i ministri della Lega, sempre più desiderosi di una rottura della maggioranza gialloverde, il viaggio in Usa di Matteo Salvini viene descritta come:«Il viaggio per farlo convincere». Potrebbe riuscire l’alta diplomazia americana, laddove nessuno tra gli alti esponenti del suo partito è riuscito: convincere il ministro del Viminale a staccare la spina al governo, e arrivare così in autunno a elezioni anticipate. E a ben osservare non è solo tra i leghisti che si ragiona in questi termini, su quel che potrebbe avvenire dai colloqui del vicepremier Salvini con Mike Pompeo e Mike Pence, visto che anche il senatore di FdI e vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso, ha affermato che Matteo Salvini:«Può partire vicepremier e tornare candidato a guida di una coalizione».

E’ certo che da Washington si guardi con molto sospetto alle relazioni che l’Italia ha con la Cina, ed è probabile che il focus negli incontri di oggi tra Salvini, Pence e Pompeo sarà proprio la delicata questione del 5G e la necessità dell’utilizzo della golden power rafforzata da parte del nostro governo, per difendere così gli interessi nazionali. Da ultimo, limitare le mire dei colossi cinesi come Huawei, che finora a giudizio dell’amministrazione Trump, l’Italia avrebbe concesso già troppo spazio di manovra.

Dall’esito di queste conversazioni americane, Trump vuole avere da Salvini la garanzia dell’assetto geopolitico che egli ha in mente e intende definire con lui, anche in vista del Consiglio supremo di Difesa, in programma a fine giugno al Quirinale. E da quello dipenderà anche il sostegno degli Usa alla vendita dei titoli di stato italiani. Il vicepremier italiano a quanto pare non incontrerà personalmente Donald Trump, impegnato ad inaugurare nel Paese la sua campagna per la riconferma. Pazienza, per Salvini arriverà presto o tardi questo giorno.

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