Lutto nella musica: morto Charlie Watts, il batterista dei Rolling Stones
Il ricordo di Paul McCartney: "Charlie era un ragazzo adorabile, una roccia e un fantastico batterista". Così Paul McCartney, storico bassista dei Beatles, ha voluto dedicare il suo pensiero a Charlie Watts, indimenticato batterista dei Rolling Stones. "Sapevo che era malato, - ha detto Paul McCartney in un video pubblicato su Twitter, ma non immaginavo così. È stato uno dei più grandi batteristi della sua generazione”.
Nel maggio del 1964 i cinque Rolling Stones firmano un contratto con la Decca, casa discografica per la quale nel giro di due anni mettono a segno quattro raccolte (England’s newest hit makers, 12 X 5, Rolling Stones N. 2, The Rolling Stones, now!), per lo più composte di versioni di classici blues, rock e soul. Il peso compositivo di Jagger e Richards si fa sentire maggiormente in “Out of our heads” (1965), dove compare l’inno generazionale “(I can’t get no) satisfaction”, il loro brano più conosciuto. Ma il capolavoro del periodo è considerato dalla critica “Aftermath” (1966), primo album contenente solo brani originali tra i quali spiccano il beat di “Paint it black”, “Under my thumb” e la ballata “Lady Jane”.
“Aftermath” segna uno snodo cruciale per i Rolling Stones. L’onda del rock psichedelico lambisce la band e i suoi album successivi del 1967, “Between the buttons” e “Their satanic majesties request”, il secondo a fare da contraltare ai Beatles di “Sergent Pepper’s”. Lo stesso anno Jagger e Richards destano scandalo perché arrestati (ma subito rilasciati) per detenzione di stupefacenti.
La svolta ‘acida’ (nel senso di acido lisergico, cioè per l’uso di Lsd) dei Rolling Stones lascia il passo nel 1969 a “Beggars banquet”, sguardo disincantato sul mondo, come dimostrano “Street fighting man” e “Sympathy for the devil”. Brian Jones decide di abbandonare il gruppo nel giugno del 1969; il 3 luglio viene trovato morto nella piscina della sua abitazione nel Sussex. Jones viene sostituito da Mick Taylor, proveniente dai Bluesbreakers di John Mayall.
La produzione dei Rolling Stones, a partire da “Let it bleed” (1969), segna l’ascesa della rock band per tutti gli anni Settanta, con successi come “Sticky fingers” (1971), “Exile on Main St.” (1972), “It’s only rock ‘n’ roll” (1974) e “Black and blue” (1976). Nel 1975 Ron Wood (proveniente dagli Small Faces) subentra al posto di Mick Taylor.
“Some girls” (1978) ed “Emotional rescue” (1980) sono in parte influenzati dalla febbre della disco-music e inaugurano un periodo eclettico, testimoniato dagli album degli anni Ottanta “Tattoo you” (1981), “Dirty work” (1986) e “Steel wheels” (1989). Gli anni Novanta sono segnati dall’abbandono di Bill Wyman, che lascia la band nel 1993, sostituito da Darryl Jones e da album come “Voodoo lounge” (1994) e “Bridges To Babylon” (1998). Nel 2005, dopo il più lungo periodo di silenzio tra un album e l’altro mai registrato nella storia dei Rolling Stones, esce “A bigger bang”, ritorno alle sonorità degli anni Settanta. Nello stesso periodo il gruppo da inizio a una serie di lunghi tour in giro per il mondo. La batteria di Watts è presente anche in “Blue & Lonesome” (2016), l’ultimo album, interamente formato da reinterpretazioni di brani blues che sottolinea la loro affinità con il genere.
Il ricordo di Paul McCartney: “Charlie era un ragazzo adorabile, una roccia e un fantastico batterista”. Così Paul McCartney, storico bassista dei Beatles, ha voluto dedicare il suo pensiero a Charlie Watts, indimenticato batterista dei Rolling Stones. “Sapevo che era malato, – ha detto Paul McCartney in un video pubblicato su Twitter, ma non immaginavo così. È stato uno dei più grandi batteristi della sua generazione”.