M5s, Luigi Di Maio lascia la guida. “Oggi si chiude un’era ma non smettiamo di lottare”

M5s, Luigi Di Maio lascia la guida. “Oggi si chiude un’era ma non smettiamo di lottare”

L'annuncio nel pomeriggio al Tempio di Adriano a margine della presentazione dei facilitatori regionali

Per stare al governo serve essere presenti sul territorio in maniera organizzata: ci ho lavorato un anno e ho portato a termine il mio compito. Ora inizia il percorso verso gli Stati generali. È giunto il momento di rifondarsi: oggi si chiude un’era“. Così Luigi Di Maio ha annunciato al Tempio di Adriano le sue dimissioni da capo politico del M5s dopo che questa mattina si è tenuto il vertice a Palazzo Chigi con i ministri pentastellati. Lo ha fatto a margine della presentazione dei facilitatori regionali, l’organizzazione che il partito si è data per affrontare la nuova fase di vita del Movimento.

Nel suo discorso, a tratti nostalgico, Di Maio ha ricordato i 10 anni di quella che ha definito una “forza visionaria unica al mondo“, ha enfatizzato i risultati ottenuti, le leggi che a suo dire hanno cambiato in meglio la vita degli italiani ed ha promesso che il Movimento continuerà a lottare. “Anche se il Paese è cambiato, ed è cambiato anche grazie a noi, continueremo ad essere l’incubo di analisti finanziari e politici – ha specificato. – E lo saremo ancora, non è finita qui. Sappiamo bene che il Movimento è nato per scardinare il potere costituito. Stando al governo abbiamo scoperto quanto sia difficile. Abbiamo resistito, con fatica, per essere dalla parte degli italiani e non dei privilegi ma per fare bene serve tempo“.

Di Maio ha anche ammesso le vittorie non vinte, ma ha sottolineato la forza con cui il Movimento ha sempre affrontato le sue battaglie. “Alcuni obiettivi purtroppo non abbiamo potuto raggiungerli ma abbiamo sempre lottato – ha aggiunto. – Sono consapevole che parte del M5s è rimasta delusa e si è allontanata ma in compenso, se oggi l’Italia è migliore  è grazie alle leggi che abbiamo fatto, dallo stop all’azzardo al taglio dei parlamentari alla corruzione. Per ottenere ognuna di queste leggi abbiamo dovuto lottare, passare le notti in bianco e scontrarci – ha osservato -. Forse c’eravamo illusi che realizzando il programma potessimo ricevere un grande appoggio. Non importa. L’insieme di queste leggi creeranno un bene comune collettivo. Gli italiani ci hanno votato per esprimere un potenziale che è stato schiacciato dalle lobby e da chi non vuole bene al Paese“.

Il ministro ne ha però approfittato anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e per ammettere che i primi nemici si sono rivelati quelli che invece dovevano essere amici, cioè esponenti stessi del partito. “Abbiamo tanti nemici, quando si prova a cambiare le cose c’è sempre qualcuno che ti fa la guerra, ma i peggiori sono quelli che al nostro interno non lavorano per il gruppo ma per la loro visibilità – ha detto. – Qualcuno è salito sul nostro carro solo per convenienza, qualcuno ha tradito la fiducia per interessi personali. C’è chi è stato nelle retrovie e, senza prendersi responsabilità, è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle spalle. Ci sono quelli che hanno messo se stessi prima el Movimento: l’unica soluzione è stata quella di allontanarli”.

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