Messina Denaro: perquisita l’abitazione degli ex suoceri di Andrea Bonafede

Messina Denaro: perquisita l’abitazione degli ex suoceri di Andrea Bonafede

I carabinieri del Ros hanno perquisito ieri sera la dimora degli ex suoceri, deceduti da anni, di Andrea Bonafede, l’uomo che diede la sua identità all’ex boss ed ex latitante Matteo Messina Denaro, alla ricerca di elementi utili per le indagini. Intanto, lo stesso Bonafede non risponde alle domande del Giudice per le indagini preliminari.

L’edificio della coppia, disabitato, si trova in via san Giovanni a Campobello di Mazara, a poca distanza dalla casa di Giovanni Lupino, autista di Messina Denaro. È ancora sotto perquisizione, alla ricerca di indizi che possano portare alla scoperta di altri fiancheggiatori.

Nel frattempo Andrea Bonafede, che subito dopo il suo arresto aveva fatto qualche velata ammissione, ha ora cambiato tattica, decidendo di rimanere in silenzio alle domande del Gip Alfredo Montaldo. Interrogato nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, dove si trova sotto custodia da lunedì scorso, Bonafede si è avvalso infatti della facoltà di non rispondere.

Andrea Bonafede

Quel poco che ha detto, subito dopo l’arresto, non ha convinto gli inquirenti. Bonafede ammise infatti di aver rivisto Messina Denaro un anno fa, dopo un lungo periodo senza incontrarsi, e di avergli prestato la sua identità. Ma ci sono prove che l’ex boss utilizzò i documenti già a novembre del 2020, quando venne operato all’ospedale di Mazara del Vallo. Inoltre, per gli investigatori è improbabile che uno degli uomini più ricercati al mondo, latitante dal 1993, possa essersi fidato a tal punto di un non affiliato. Ricordiamo che Bonafede è indagato per associazione mafiosa, non per affiliazione.

Per il Gip infatti, che ha accolto la domanda di misura cautelare dell’aggiunto Paolo Guido, del procuratore Maurizio de Lucia e del Pm Piero Padova, Bonafede sarebbe solo un cosiddetto uomo d’onore. Termine che indica una figura estranea agli ambienti più vicini a un boss di mafia, utilizzata per allontanare o deviare i sospetti degli investigatori. Il ruolo di Bonafede infatti, sempre secondo il Gip, “Appare riconducibile a quella dell’affiliato riservato al servizio diretto del capomafia” che in genere permette a un boss “Non soltanto di proseguire la sua latitanza, ma altresì e soprattutto di mantenere il suo ruolo di comando nell’organizzazione mafiosa”.

Per quanto riguarda lo stesso Messina Denaro, l’ex latitante ieri ha rinunciato a comparire all’udienza preliminare, alla quale avrebbe dovuto partecipare in videoconferenza dal carcere di Le Costarelle, a L’Aquila.

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