Brigate rosse: arrestato Maurizio Di Marzio, l’ultimo rimasto in circolazione dei 10 brigatisti latitanti a Parigi

L’ex brigatista Maurizio Di Marzio, già condannato per associazione sovversiva, rapina, sequestro di persona e banda armata, era l’ultimo rimasto ancora libero dei 10 terroristi rossi condannati in Italia in via definitiva per reati commessi negli anni ’70 e ’80 ed elencati nel dossier “Ombre rosse”, l’operazione con cui l’Italia chiedeva alla Francia l’estradizione dei brigatisti che avevano trovato rifugio a Parigi. La sua pena, al contrario di quel che sperava, non ha fatto in tempo a scadere in prescrizione e gli rimangono da scontare 5 anni e 9 mesi di carcere.

Questa mattina Maurizio Di Marzio è stato arrestato a Parigi in seguito a un provvedimento della Corte d’assise di Roma. Di origini molisane, considerato un elemento importante dell’ala militare delle Brigate rosse, il suo è un nome collegato soprattutto al tentato sequestro del vicecapo della Digos di Roma Nicola Simone il giorno della Befana del 1982 e all’attentato al dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi nel 1981.

Già arrestato una prima volta a Parigi nell’estate del 1994, poi nel 2002, nel 2007 e nel 2013. In ognuna di queste occasioni l’Italia presentò domanda di estradizione, accolta con favore dai magistrati di Parigi ma puntualmente respinta dal Governo francese. Solo la richiesta del gennaio 2020 da parte del Ministero di giustizia italiano è stata finalmente accolta e ha portato all’operazione del 28 aprile scorso quando, sempre in Francia, vennero arrestate sette persone per terrorismo, appartenenti a Brigate Rosse, Nuclei armati contropotere territoriale e Lotta Continua. Parliamo di Marina Petrella, Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti. All’epoca sfuggirono alla cattura Raffaele Ventura e Luigi Bergamin, che si costituirono il giorno dopo, e appunto Maurizio Di Marzio.

In senso orario: Marina Petrella, Roberta Cappelli, Giovanni Alimonti, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi, Enzo Calvitti. A destra: Giorgio Pietrostefani

Ad aver impedito finora l’arresto è stata l’applicazione da parte del Governo francese della cosiddetta “Dottrina Mitterrand” del 1985, decisa dall’allora presidente della Repubblica del paese, che prevedeva l’accoglienza in Francia degli ex militanti che non si fossero macchiati di crimini di sangue e che avessero rinunciato alla lotta armata. Una mossa, che sembra più una sorta di amnistia, resa possibile dall’accordo con Bettino Craxi, a quel tempo Presidente del consiglio.

La speranza di Maurizio Di Marzio, che nel frattempo si era ben ambientato aprendo un ristorante italiano nella capitale francese, era quella di evitare il carcere aspettando la prescrizione per i suoi reati.

La convalida dell’arresto dell’ex brigatista è prevista per domani mattina, mentre mercoledì prossimo si terrà la prima udienza di comparizione davanti alla Corte di Appello di Parigi.

Il problema è che dall’arresto di oggi fino alla firma effettiva del decreto di estradizione potrebbero passare da due a tre anni. Quindi è possibile che alla fine Di Marzio, così come i suoi altri “colleghi” arrestati ad aprile, non finisca effettivamente in carcere. Ma l’arresto è comunque un segnale importante che conferma il riconoscimento dello Stato di diritto per l’Italia da parte del Governo francese. Una situazione che potrebbe mettere fine all’abuso della Dottrina Mitterrand e all’impunità per i terroristi rossi.

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