Pamela Mastropietro: confermato l’ergastolo per Oseghale

Pamela Mastropietro: confermato l’ergastolo per Oseghale

Conferma definitiva all’ergastolo per Innocent Oseghale con l’accusa di aver violentato e ucciso Pamela Mastropietro nel 2018. La madre della ragazza: “Aspettavo questo momento da sei anni”.

I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato in via definitiva la condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale con l’accusa di aver violentato e ucciso la 18enne Pamela Mastropietro.

È ciò che mi aspettavo da sei anni” ha commentato Alessandra Verni, mamma di Pamela, uscendo dalla Corte. Tra l’altro ha anche inviato un messaggio alla famiglia di Giulia Tramontano (La donna incinta di 7 mesi uccisa con 37 coltellate dal compagno): “Combattete e non mollate mai“.

Da parte sua Maria Francesca Loy, sostituto Pg della Suprema Corte, ha sollecitato la conferma della condanna all’ergastolo, dichiarando che “La sussistenza della violenza sessuale si basa sulla prova logica“, e sottolineando come il ricorso della difesa di Oseghale, ora detenuto nel carcere di Forlì, sia da considerare “Inammissibile, almeno nella parte in cui la sentenza ha smentito che il rapporto sessuale è avvenuto nel sottopasso, ma nell’abitazione” e ha escluso che si sia “trattato di un rapporto consensuale“.

I giudici di piazza Cavour hanno così confermato la sentenza, pronunciata già nel febbraio dello scorso anno dalla Corte d’assise d’appello di Perugia, includendo l’aggravante della violenza sessuale, punto su cui la Cassazione, pur affermando la responsabilità dell’imputato per l’omicidio, aveva disposto un nuovo esame in appello-bis nel 2022.

Pamela Mastropietro venne uccisa a Macerata il 18 gennaio 2018, fatta a pezzi, e i resti nascosti in due valigie, poi ritrovate per strada in una zona industriale. Sotto le unghie della ragazza vennero ritrovati i resti del Dna del pusher nigeriano, forse in seguito a una colluttazione. Il padre di Pamela, Stefano Mastropietro, morì poi per un malore a maggio del 2023.

Già nel processo di primo grado, Oseghale venne condannato all’ergastolo, non ancora in via definitiva, e in quell’occasione i Pm lo definirono un “acrobata della menzogna“. Vennero fuori molte discordanze nelle parole di Oseghale, dal suo negare ripetutamente l’omicidio e la violenza sessuale, fino alle discrepanze su quel che era successo nella mansarda di via Spalato 124. Sulla dinamica del delitto gli inquirenti ritennero molto più credibili le testimonianze di un ex compagno di cella di Oseghale, al quale il nigeriano aveva confessato di aver ucciso la ragazza per impedire che lo denunciasse.

La famiglia di Pamela Mastropietro ha sempre pensato che, oltre a Oseghale, fossero coinvolte anche altre persone: “La mia battaglia non finisce qui”, ha dichiarato infatti Alessandra Verni, “Adesso combatterò per trovare gli altri nomi dei tuoi complici. Non era solo. C’erano altri che hanno rilasciato, che sono liberi e possono fare ancora del male perché fanno parte di una organizzazione criminale. Una parte di giustizia è stata fatta, ma solo una parte. Devi marcire in quel carcere visto che non ti sei pentito per niente. Devi fare gli altri nomi“.

 

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