Parlamento: Giorgia Meloni e il Piano Mattei

Parlamento: Giorgia Meloni e il Piano Mattei

Nel vertice Italia-Africa del 29 gennaio la leader di Fratelli d’Italia ha ribadito la volontà del Governo di avviare il piano di cooperazione tra i due paesi mettendo sul tavolo 5,5 miliardi di euro. È il cosiddetto Piano Mattei.

Sin dalla sua campagna elettorale per le presidenziali, il partito guidato da Giorgia Meloni ha sempre sottolineato l’importanza del Piano Mattei, la cooperazione economica tra Italia e Africa. All’argomento, per il quale è previsto un finanziamento di 5,5 miliardi, la Premier dedicò un intero passaggio nel suo primo intervento in Parlamento, poco dopo essere diventata Presidente.

Meloni, che non ha mai smesso di sottolineare l’importanza del Piano, ne ha poi parlato nel corso del vertice Italia-Africa tenuto a Palazzo Madama lunedì scorso, alla presenza, oltre che di molti ministri e capi di Stato dei due paesi, anche del suo omologo dell’Unione africana, Azali Assoumani.

Ma il vertice non è stato il primo tentativo politico di Meloni per stabilire rapporti tra i due paesi. Sin da subito ha intrecciato relazioni economiche e diplomatiche con i leader africani, recandosi anche di persona in Etiopia, Algeria, Congo e Mozambico.

Azali Assoumani

In un fascicolo di Fratelli d’Italia nel settembre scorso, per riassumere i risultati ottenuti dal Governo nel primo anno di attività, al Piano Mattei era dedicata un’intera pagina, nella quale si sottolineava come, grazie a un nuovo modello di cooperazione con l’Africa, l’Italia sarebbe tornata “Tra i grandi sul piano internazionale” e “Con una visione chiara: aumentare la stabilità e la prosperità per tutti con un’attenzione privilegiata al Sud globale e al Mediterraneo”. In un successivo scritto della presidenza del Consiglio si leggeva anche che era “In corso di definizione un articolato piano di cooperazione internazionale al fine di rilanciare l’Italia quale hub energetico nel Mediterraneo”.

Enrico Mattei fu un dirigente pubblico italiano, negli anni ’50 e ’60 a capo prima dell’AGIP (l’Azienda generale italiana petroli) e poi dell’ENI (Ente nazionale idrocarburi). Influenzò molto la politica italiana anche nei rapporti con altri paesi, in particolare con l’Africa. Alla base del ragionamento industriale e politico di Mattei c’era il concetto che i paesi africani e asiatici dotati di giacimenti petroliferi con cui l’ENI faceva affari, dovessero a loro volta guadagnare da questa collaborazione.

Vediamo più in dettaglio i cinque punti del Piano Mattei:

Acqua: gli interventi riguarderanno la perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici. La manutenzione dei punti d’acqua preesistenti. Gli investimenti sulle reti di distribuzione, le attività di sensibilizzazione circa l’utilizzo dell’acqua pulita e potabile.

Istruzione e formazione: gli interventi si prefiggono di promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, l’adeguamento dei curricula, l’avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese, coinvolgendo in particolare gli operatori italiani e sfruttando il ‘modello’ italiano delle piccole e medie imprese.

Agricoltura: gli interventi saranno finalizzati a diminuire i tassi di malnutrizione; favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari; sostenere lo sviluppo dei bio-carburanti non fossili. In questo quadro si ritengono fondamentali lo sviluppo dell’agricoltura familiare, la salvaguardia del patrimonio forestale e il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici tramite un’agricoltura integrata.

Salute: gli interventi puntano a rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili; a potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca e della digitalizzazione; sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali.

Energia: l’obiettivo strategico è rendere l’Italia un hub energetico, un vero e proprio ponte tra l’Europa e l’Africa. Gli interventi avranno al centro il nesso clima-energia, punteranno a rafforzare l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili, con azioni volte ad accelerare la transizione dei sistemi elettrici, in particolare per la generazione elettrica da fonti rinnovabili e le infrastrutture di trasmissione e distribuzione. Il piano prevede, inoltre, lo sviluppo in loco di tecnologie applicate all’energia anche attraverso l’istituzione di centri di innovazione, dove le aziende italiane potranno selezionare start-up locali e sostenere così l’occupazione e la valorizzazione del capitale umano.

 

 

 

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