Riace, Mimmo Lucano finisce a processo per la gestione illecita dei migranti

Riace, Mimmo Lucano finisce a processo per la gestione illecita dei migranti

Il sindaco di Riace è stato rinviato a giudizio. Ora per lui anche un nuovo avviso di garanzia. E' accusato di truffa e falso per le case che ospitavano i migranti

Mimmo Lucano (la foto è di Ansa) è stato rinviato a giudizio. Il sindaco di Riace dovrà ora affrontare il processo ed insieme ad altri 25 imputati dovrà presentarsi il prossimo 11 giugno di fronte al Tribunale di Locri per difendersi dalle accuse di associazione per delinquere, truffa, abuso d’ufficio, peculato, concussione, frode in pubbliche forniture, falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ad arrivare a questa decisione è stato il gup di Locri, Amelia Monteleone, dopo sette ore di camera di consiglio. La procura ha chiesto per tutti il rinvio a giudizio dopo aver presentato al magistrato una consulenza tecnica che accertava un ammanco di 5 milioni di euro che sarebbero finiti nelle tasche di privati, anziché favorire l’integrazione dei migranti. A nulla sono valse le difese degli avvocati di Lucano che avevano insistito sul “non luogo a procedere” nei confronti del loro assistito per non aver commesso i fatti.

La vicenda processuale risale al 2 ottobre scorso quando il sindaco di Riace è stato arrestato e posto ai domiciliari su ordine del giudice delle indagini preliminari di Locri Domenico Di Croce. La procura nella sua richiesta d’arresto aveva contestato a Lucano una serie di reati che il gip aveva in parte rigettato, bollando l’attività d’indagine come “un acritico recepimento delle prove non integranti alcuno degli illeciti penali contestati in alcuni capi d’imputazione”. Due settimane dopo il Tribunale del Riesame aveva trasformato i domiciliari in esilio obbligato da Riace. Nonostante questa conversione, i giudici avevano indicato Lucano come “uomo in preda al suo delirio di onnipotenza e socialmente pericoloso”.

Nel provvedimento del Tribunale si faceva riferimento, in particolare, all’affidamento fraudolento della raccolta dei rifiuti a Riace dato a due cooperative prive dei requisiti necessari e ai matrimoni di convenienza che Lucano avrebbe orchestrato insieme alla compagna Tesfahun Lemlem in qualità di sindaco, per favorire l’immigrazione clandestina. I legali di Mimmo hanno presentato ricorso in Cassazione contro quel provvedimento che è stata accolto, sostenendo che Lucano non ha commesso né truffe, né matrimoni di comodo. La Corte di Cassazione ha quindi disposto un nuovo pronunciamento del Tribunale del Riesame e proprio qui è stata presa la decisione del rinvio a giudizio. Con il rinvio a giudizio è scattato per Lucano anche il nuovo termine di decorrenza dell’obbligo di dimora fuori da Riace, che si protrarrà per un altro anno. “Sono senza parole – ha commentato il primo cittadino di Riace poco dopo la sentenza – Sono stato rinviato a giudizio anche per i capi di imputazione che la Cassazione ha demolito. Evidentemente quello che vale a Roma non vale a Locri. Ma vado avanti con coraggio, la verità si farà luce da sola”.

Ma non è finita qui. Neanche il tempo di metabolizzare questa decisione che a Lucano è stato notificato un avviso di conclusione di indagini per truffa aggravata. Al centro del nuovo filone d’inchiesta ancora una volta ci sono i fondi destinati ai migranti. Secondo la procura Lucano, in qualità di sindaco, avrebbe indotto in errore il ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio Calabria tramite false attestazioni in cui veniva dichiarato che gli appartamenti affittati da una cooperativa per ospitare gli immigrati erano conformi alle norme vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico-sanitarie, “laddove in effetti così non era”. Malgrado questo, l’ente guidato da Lucano avrebbe comunque pagato i canoni di locazione, pari a circa 134 mila euro. Oltre a Lucano, risultano indagate altre 9 persone, tra cui l’amministratore della cooperativa coinvolta e i proprietari degli appartamenti utilizzati per l’accoglienza.

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