Trent’anni dopo la morte di Paolo Borsellino, la mafia è ancora viva

Trent’anni dopo la morte di Paolo Borsellino, la mafia è ancora viva

Il 19 Luglio del 1992, in un pomeriggio assolato, in una via fino ad allora sconosciuta per molte persone, un’autobomba spazzava via dalla Terra, il giudice Paolo Borsellino( foto Destra.it) e i suoi cinque agenti di scorta, fra cui la giovane ragazza sarda, Emanuela Loi. La strage con la firma di Cosa Nostra fu il punto di non ritorno per lo Stato italiano, che mai prima aveva conosciuto questa violenza assassina nei riguardi dei suoi rappresentanti istituzionali. Due mesi prima Giovanni Falcone insieme con sua moglie Francesca Morvillo fu fatto saltare in aria sempre con un’autobomba a Capaci, e questo portò a dire a Borsellino “siamo cadaveri che camminano”, frase prodromica a quello che poi sarebbe accaduto. Per le stragi dell’estate 1992 fu condannato all’ergastolo il capo di Cosa Nostra, Totò Reina, morto cinque anni fa, ma molti sono ancora gli aspetti oscuri di questa vicenda fra le più drammatiche della storia italiana in particolare se vi fosse una trattativa Stato-Mafia, e se i due giudici fossero stati uccisi proprio per aver scoperto questa scomoda verità. Una cosa è certa, dopo le stragi di quell’anno, la mafia non ha più fatto sentire la sua violenza con il tritolo e kalashnikov, ma è passata ad un canale diverso di infiltrazione e controllo delle attività economiche, ovverosia quello istituzionale e in tempi più recenti quello digitale. Oggi la mafia è presente nella Pubblica Amministrazione, negli appalti pubblici e privati, negli affari economici quali il riciclaggio di soldi e il reinvestimento di essi in nuove attività, sempre con il benestare di esponenti politici del territorio, nel nome del voto di scambio. Ora trent’anni dopo le celebrazioni solenni intrise di grande ipocrisia, servono molto a poco se non si prende la piena consapevolezza che oggi la mafia esiste e continua ad operare a pieno titolo, senza che lo Stato batta ciglio per estirpare per sempre questa pianta del male. Non lasciamo che Borsellino sia morto per nulla.

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